Il piano di pace di Papa Francesco prende forma. Ne aveva fatto accenno di ritorno da Budapest, il 30 aprile, poi seguirono sentite dall’Ucraina e dalla Russia. Tra l’altro, lo stesso Volodymyr Zelensky durante il loro incontro ha fatto sapere di non avere bisogno di mediatori. Ma la Santa Sede non molla, stando a indiscrezioni raccolte da La Verità. Il Pontefice aveva già fatto richiesta con la Segreteria di Stato, tramite le rispettive rappresentanze diplomatiche, a Kiev e Mosca di valutare la possibilità di ricevere due inviati. Bergoglio ha riscontrato una disponibilità di massima e sarebbe stato contestualmente chiesto il nome degli inviati.



Pare che i due “agenti” del Papa, su cui ci sarebbe un accordo di massima, sarebbero i cardinali Matteo Maria Zuppi, presidente della Dei e arcivescovo di Bologna, che è diretto a Kiev, e l’arcivescovo Claudio Gugerotti, capo del dicastero vaticano per le Chiese orientali, che invece è in partenza per Mosca ed è soggetto apprezzato nelle stanze del Cremlino. Tutto ciò a conferma del fatto che quando Papa Francesco ha annunciato la missione di pace, sapeva che effettivamente c’era qualcosa in ballo. Dunque, le smentite di Ucraina e Russia sono state un riflesso delle diplomazie che lavoravano nel più stretto riserbo.



IL COMPLICATO PIANO DI PACE DEL PAPA

Le voci di un incarico al cardinale Matteo Maria Zuppi e a monsignor Claudio Gugerotti sono molto verosimili, secondo quanto raccolto da La Verità, che precisa come la situazione sia comunque in divenire. Il nome del primo sarebbe stato proposto per la missione in Ucraina proprio da Papa Francesco, mentre l’altro è una figura più istituzionale, essendo prefetto del dicastero delle chiese orientali. La missione più difficile sembra essere quella di Zuppi, alla luce delle resistenze dell’Ucraina e delle condizioni da smussare per intavolare i negoziati.



Gli ucraini non voglio neppure congelare la situazione sul campo, perché favorirebbe le posizioni acquisite dai russi. Invece, a Mosca la situazione potrebbe sbloccarsi più facilmente, per quanto riguarda una tregua, anche se pesano i rapporti tutt’altro che semplici con la chiesa ortodossa russa che ha più volte benedetto la guerra in Ucraina. Il piano di pace, comunque, conferma l’autonomia con cui si muove Bergoglio, che ha scavalcato la diplomazia vaticana pur di portare avanti il suo obiettivo, quello di bloccare le armi.