VON DER LEYEN A DAVOS PRESENTA IL PIANO INDUSTRIALE DEL GREEN NEW DEAL UE
«La Ue deve realizzare la transizione verso le emissioni zero senza creare nuove dipendenze e per farlo abbiamo un piano. Un Piano industriale per il Green Deal»: lo ha annunciato intervenendo al World Economic Forum Davos 2023 la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen. Dopo aver accolto e ascoltato l’intervento d’apertura della first lady ucraina Olena Zelenska, la leader Ue ha svelato i temi principali e i contenuti dei piano industriale Green Ue da lanciare già nel 2023. Sono in tutto 4 i pilastri su cui si fonda il “Green Deal Industrial Plan”: Ambizione e accelerazione con un Net-Zero Industry Act e un Raw Material Act; Aumento degli investimenti per l’industria net zero; Competenze per realizzare la transizione; Commercio globale con vantaggi per tutti.
Quello presentato da Von der Leyen è il piano della Commissione Ue per «rendere l’Europa la patria della tecnologia pulita e dell’innovazione industriale per emissioni zero». Stando a quanto riferito sempre davanti alla platea di Davos, il piano industriale Green punta ad evitare gli aiuti di Stato puntando invece sui finanziamenti a medio-lungo termine dell’Unione Europea. «Gli aiuti di Stato sarebbero una soluzione limitata», sottolinea Von der Leyen, «per evitare la frammentazione del Mercato unico dobbiamo aumentare i finanziamenti Ue e per il medio termine prepareremo un Fondo sovrano europeo nella revisione di medio-termine del nostro bilancio nel 2023».
GREEN UE, IN COSA CONSISTE IL PIANO INDUSTRIALE DI VON DER LEYEN
Sul piano normativo invece, il Piano industriale Green UE vedrà la proposta della Commissione Europea di un nuovo NetZero Industry Act che sia sulla falsariga del Chips Act: «La Cina ha apertamente incoraggiato le aziende energivore europee a delocalizzare nel suo territorio e vediamo tentativi aggressivi della Cina di attrarre la nostra capacità industriale», attacca la Presidente Von der Leyen sempre dal Forum di Davos. Anche se occorrerà continuare a collaborare – sempre nel segno del ‘de-risking’ piuttosto che di un disaccoppiamento fra Ue e Cina – l’Unione «userà tutti gli strumenti per gestire pratiche inique e non esiteremo ad aprire inchieste se valutiamo che le nostre forniture o altri mercati sono distorti dai sussidi cinesi».
Per quanto riguarda invece il piano Inflation Reduction Act degli Stati Uniti, Von der Leyen non nasconde le forti perplessità e criticità rispetto al rapporto commerciale con gli alleati europei e internazionali: «c’è preoccupazione per gli incentivi mirati alle aziende. Per questo stiamo lavorando con gli Usa per trovare una soluzione, ad esempio facendo sì che le aziende europee e le auto elettriche europee possano anch’esse beneficiare” del programma di aiuti da 369 miliardi di dollari». Sempre Von der Leyen nel suo “special address” al Forum di Davos conclude «l’obiettivo è evitare scossoni nel commercio e negli investimenti transatlantici e che dobbiamo far sì che i nostri programmi di incentivi siano giusti e si rinforzino vicendevolmente». Per il commissario agli Affari Economici Ue, Paolo Gentiloni, non vi dovrà essere «alcuna guerra con gli Usa sui sussidi alle imprese». Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’Energia, durante un successivo panel del Forum di Davos, rilancia sul piano europeo presentato da Von der Leyen: «Il principale motore a favore di fonti energetiche ‘proprie’, come l’eolico, il solare, in nucleare, non è più l’ambiente ma la sicurezza energetica. E se oggi il rapporto fra gli investimenti nelle fonti fossili e quelli nelle rinnovabili è 1 contro 1,5, dovrà salire a 1 contro 9, un dato che richiederà un enorme sforzo di finanziamento da parte dei Paesi avanzati a favore dei Paesi emergenti, dove il costo del capitale è molto più alto». Il progetto di Davos e dei potentati internazionali è chiaro ed esposto apertamente: «Nel 2030, vale a dire domani, una vettura su due venduta negli Usa, in Europa e in Cina sarà elettrica», conclude Birol.