L’Eni in Kenya, l’Enel in Marocco, Terna in Tunisia, Snam in Algeria, le Ferrovie in Eritrea, Sparkle in Sudafrica… Sono tanti gli esempi di attività concrete, investimenti, che le grandi società italiane stanno realizzando nei Paesi del Nuovo Continente apportando conoscenza competenza e tecnologia. Così tanti che non è possibile raccontarli tutti. Quello che conta, ciò che importa, è che il quadro degli accordi è sempre più largo e che il nostro Paese si stia ritagliando un ruolo da protagonista.
È questa la fotografia venuta fuori dal convegno su Global Gateway e Piano Mattei organizzato dalle fondazioni Merita e Matching Energies che fanno rispettivamente capo a Claudio De Vincenti e Marco Zigon. Tutti i rappresentanti delle realtà invitate al confronto hanno confermato il momento propizio che stiamo vivendo e hanno rassicurato sulle azioni poste in campo per passare dalle parole ai fatti dando corpo allo spirito che anima alcuni tra i più promettenti progetti di marca europea.
Il Global Gateway, per entrare nel merito, mette a disposizione 300 miliardi per costruire infrastrutture materiali e immateriali tra l’Europa, l’Africa e il Medio Oriente come risposta e possibile alternativa alla cinese Via della Seta. Il 50% di questi fondi, 150 miliardi, dovrà essere impiegato in Africa che diventa quindi, a giudicare dall’importante cifra in gioco, un interlocutore privilegiato. Gli spazi da occupare sono ancora tanti nonostante l’invasione coloniale della Cina e gli interessi della Russia.
L’Italia ha una carta speciale da scoprire che si chiama Piano Mattei. Un metodo, più che altro, garanzia di buon vicinato, relazioni distese, approccio win-win (vincono tutti, nessuno perde). Applicato al Global Gateway, il metodo Mattei – padre dell’Eni e negoziatore abilissimo capace di mettere in scacco le multinazionali del petrolio nel rapporto con i Paesi africani – diventa un’arma vincente. Un’applicazione killer per l’efficacia nel conseguire risultati altrimenti impensabili legata alla nostra tradizione.
La nostra volontà di cooperazione unità all’abilità degli attori in campo – appunto, le grandi aziende che hanno il compito di individuare le migliori opportunità e aprire il mercato anche a beneficio delle tante filiere fatte di medie e piccole imprese nazionali – ci rende credibili e temibili sul fronte della concorrenza. Usare la cortesia e l’empatia al posto della forza e dell’arroganza esibite da tanti competitori potrà rivelarsi la scelta vincente. E già oggi possiamo vederne e apprezzarne i primi frutti.
L’impianto studiato e applicato con l’intreccio tra progetto europeo e nazionale – Global Gateway e Piano Mattei – ha una notevole forza d’urto, ma deve fare i conti con una cornice normativa che troppo spesso diventa una camicia di forza per chi deve muoversi su certi terreni. Ne ha parlato con molta lucidità il viceministro agli Affari esteri Edmondo Cirielli, che ha ricordato come le condizioni poste dall’Unione Europea per avallare determinati interventi siano così rigide da impedirne l’applicazione.
Più semplicemente, Russia e Cina non chiedono il rispetto di tante regole per stabilire se finanziare un Paese o meno. A differenza di noi che imponiamo una tale quantità di adempimenti sui più diversi fronti – dal rigore fiscale al rispetto dei diritti civili – da scoraggiare o allontanare il possibile alleato. Senza abbandonare del tutto i freni, c’è bisogno di un sano pragmatismo che sappia conciliare esigenze diverse per raggiungere obiettivi a cui tutti tengono. La politica deve saper interpretare il suo ruolo.
A ogni modo c’è un aspetto sul quale vale la pena di soffermarsi ed è che per la prima volta da tanti anni si ha l’impressione che l’Italia si stia muovendo come sistema. Non più in ordine sparso come eravamo abituati a osservare, ma con uno spirito di squadra che assegna compiti diversi ai diversi giocatori ciascuno cercando di fare il meglio per portare a casa il risultato. Si tratta indubbiamente di un grande passo in avanti che far ben sperare. Il monito resta quello del film di Paolo Sorrentino: Non ti disunire.
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