CHE COS’È E PERCHÈ SI CHIAMA “PIANO MATTEI PER L’AFRICA”

Era il 27 ottobre 1962 quando il fondatore e presidente dell’Eni Enrico Mattei moriva in un misterioso incidente aereo a Bascapè, nel Pavese: nel giorno dedicato alla sua memoria, un docufilm su Rai3 riaccende l’interesse attorno allo storico imprenditore “richiamato” in questi mesi con il dossier “Piano Mattei per l’Africa” lanciato dal Governo Meloni. Messo a punto nei primi viaggi ufficiali della Presidente del Consiglio ad inizio 2023 – Algeria, Libia ed Etiopia – il Piano Mattei è la grande scommessa internazionale dell’esecutivo di Centrodestra nel tentativo di riportare l’Italia al centro delle dinamiche mediterranee, prendendo il posto di una Francia sempre più invisa a tante nazioni dell’Africa un tempo “francofona”.



Sarà presentato in maniera completa entro fine ottobre il Piano Mattei per l’Africa voluto dal Governo Meloni: si tratta di un «modello di cooperazione non predatorio, in cui entrambi i partner devono poter crescere e migliorare», come ha spiegato la stessa Premier anticipandone alcuni contenuti durante il viaggio ad Algeri. Il progetto punta ad arrivare entro due anni al pieno sganciamento dal gas russo: ricordiamo infatti come la crisi energetica un anno fa a cavallo tra il Governo Draghi e il nuovo di Giorgia Meloni, nasceva dalla guerra in Ucraina, ma nel frattempo l’evoluzione delle crisi internazionali aumenta l’urgenza di accordi stabili geopolitici ed energetici all’interno del Mediterraneo. In secondo luogo, il Piano Mattei punta a trasformare l’Italia in un hub energetico tra il Nord Africa e l’Europa.



IN COSA CONSISTE IL “PIANO MATTEI” SUGLI SCAMBI CON L’AFRICA

Non solo quindi gas in arrivo verso l’Italia ma anche “attraverso” l’Italia: questo il progetto principale del Governo Meloni tramite il Piano Mattei per l’Africa, esplicitamente dedicato alla memoria del grande Enrico Mattei di cui ricorre oggi il 61esimo anniversario della morte tragica in aereo. «Credo che l’Italia debba farsi promotrice di un piano Mattei per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione europea e nazioni africane», sottolinea la Presidente del Consiglio, ispirata dal fondatore dell’Eni nel suo innovare l’intera industria energetica italiana dopo il disastro della Seconda Guerra Mondiale.



Il piano originario deriva proprio dall’intuizione di Enrico Mattei all’inizio degli anni Sessanta: lo schema ideato prevedeva infatti una stretta cooperazione nel mercato petrolifero dominato dalle grandi compagnie, sulla base di un rapporto il più possibile “diretto” tra Paese produttore e Paese consumatore. L’Eni di Mattei lasciava agli Stati il 75% degli introiti, superando la regola fin lì utilizzata del 50/50%. Presentato davanti al Parlamento italiano e davanti all’ONU, Meloni al momento sta ancora definendo gli ultimi dettagli del Piano Mattei al momento consistente in un «modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo».

“PIANO MATTEI”, LE ULTIME NOVITÀ DEL GOVERNO MELONI

Un progetto tutt’altro che semplice anche perché nel mentre è letteralmente esploso il vicino Medio Oriente, complicando non poco le trattative geopolitiche ed economiche tra Occidente, Paesi arabi e Nord Africa: il ruolo dell’Eni proprio come durante l’epoca di Mattei torna ad essere centrale nel trovare i giusti accordi con i singoli Stati interessati a porre tramite l’Italia un corridoio energetico in grado di soddisfare tutti gli attori in gioco. Come ha spiegato di recente l’ad Eni Descalzi, l’Italia con il Piano Mattei vuole aumentare la sua influenza nel Mediterraneo tramite l’energia, «in primo luogo tramite il gas, e al contempo consolidare la sua sicurezza energetica, riducendo del tutto la dipendenza dalle forniture russe entro l’inverno 2024-2025».

Dall’energia al gas fino allo sviluppo di politiche che possono accrescere le prospettive di futuro virtuoso per le popolazioni native, in modo da ridurre la forte pressione migratoria che tra 2022 e 2023 ha visto un’impennata. Nelle Comunicazioni rese in Parlamento prima del Consiglio Europeo di questi giorni, la Premier Giorgia Meloni ha spiegato le ultime novità in merito alla produzione del Piano Mattei per l’Africa: «verrà confrontato con il Parlamento – come io le ho già detto; non è una cosa astratta che pensiamo di fare da soli. È sicuramente un’iniziativa che oggi fa guardare l’Italia con molto interesse anche dagli altri partner europei». Si tratta di una iniziativa, ha poi concluso la leader FdI, sulla quale il Governo punta ad essere «pioniere di questo nuovo approccio del quale parlavo anche rispetto all’Unione europea. Essendo un’iniziativa strategica italiana di politica estera (non ne ho viste tante in passato, mi faccia dire anche questo), penso che sia giusto che il Parlamento anche su questo si confronti a 360 gradi».