Sui migranti ora l’Unione europea parla la stessa lingua di Giorgia Meloni. Infatti, la presidente della Commissione Ue apre alla possibilità di usare i fondi del bilancio europeo per la costruzione di infrastrutture anti-migranti. A confermare la svolta una lettera inviata a tutti i leader europei in vista del summit straordinario del 9-10 febbraio. In allegato un piano migranti in 15 punti. Il primo prevede il rafforzamento delle frontiere esterne tramite misure mirate da parte dell’Ue, come la mobilizzazione di fondi Ue per aiutare gli Stati membri a rafforzare le infrastrutture per controllare le frontiere. Stando a quanto riportato da La Stampa, la precedente bozza non presentava la parola “infrastrutture”, inserita dopo lunghe trattative.



Così è stato rotto un altro tabù, visto che un anno fa era stata negata la possibilità di usare i fondi europei. Sarebbe stata l’Austria a far inserire il riferimento ai muri. Per contrastare i flussi lungo la rotta balcanica, ha chiesto di finanziare con 2 miliardi la costruzione di una barriera tra Bulgaria e Turchia. La commissaria Ylva Johansson ha spiegato che nel bilancio non ci sono sufficienti risorse per finanziare le infrastrutture, lasciando però intendere che sarebbe possibile se gli Stati dovessero ridefinire le loro priorità.



“COMMISSIONE UE NON FINANZIERÀ MURI”

D’altra parte, Bruxelles ha poi chiarito la sua posizione, spiegando che non finanzierà alcuna opera del genere. Ne ha parlato il portavoce dell’esecutivo europeo, Eric Mamer. «La Commissione non finanzierà muri». I motivi sarebbero due. In primis, «spetta agli Stati membri determinare quali sono i modi migliori per adempiere ai loro obblighi di protezione delle frontiere». Inoltre, la Commissione Ue «finanzia misure e azioni che contribuiscono alla buona protezione dei suoi confini, comprese le infrastrutture mobili e fisse, ma non finanzierà la costruzione di muri». Il muro è una infrastruttura fissa che tiene lontane le persone. La presidente della Commissione nel sui piano migranti propone anche di aumentare il supporto per le attrezzature e la formazione per Tunisia, Egitto e Libia, che devono dal canto loro rafforzare le loro capacità di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Questo vuol dire più motovedette per il monitoraggio delle acque territoriali e per riportare a terra i migranti che vengono intercettati.



PIANO MIGRANTI UE: HOTSPOT E REDISTRIBUZIONE

In Europa si sta valutando anche di avviare una partnership con Tunisia ed Egitto per contrastare la tratta di esseri umani tramite pattugliamenti congiunti. Secondo quanto riportato da La Stampa, con il piano migranti Ue si prevede anche di rafforzare la presenza di Frontex nei Balcani nella prima metà di quest’anno. A tal proposito, verrà lanciato un progetto pilota per la costruzione di hotspot in cui effettuare le “procedure di frontiera” che prevedono un esame accelerato delle domande d’asilo alle frontiere Ue, con rimpatrio veloce per chi non ne ha diritto. Inoltre, Ursula von der Leyen vuole stringere degli accordi con i Paesi d’origine, facendo leva sui visti e gli accordi commerciali per convincerli a riprendersi i loro connazionali. D’altra parte, sostiene che vanno intensificati i corridoi umanitari e promossi progetti per attirare lavoratori qualificati. Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi ha proposto i rimpatri forzati accompagnati, un’operazione per far tornare i migranti associata però ad una progettualità di reintegrazione. C’è poi un capitolo del piano migranti Ue che riguarda solidarietà e responsabilità: Ursula von der Leyen chiede di accelerare con la redistribuzione dei richiedenti asilo per aiutare gli Stati come l’Italia che subiscono la pressione degli sbarchi. In parallelo, verrà avviato un monitoraggio sui movimenti secondari e sull’applicazione dei trasferimenti “dublinanti” nei Paesi di primo approdo. L’Agenzia europea per l’asilo dovrà redigere report regolari sulle condizioni dei migranti nei centri di accoglienza.