Fa già discutere il nuovo piano pandemico 2021-2023. Non ci riferiamo solo alla questione dello scenario in cui si può prospettare la necessità di scegliere chi curare prima se le risorse sono insufficienti. Nel documento c’è tra le righe l’ammissione degli errori commessi nella gestione della pandemia. Lo sottolinea Report, che oggi ha pubblicato sui social la bozza in pdf del nuovo piano pandemico. Dunque, c’è la conferma del mancato aggiornamento periodico del piano del 2006, oltre che l’assenza di formazione dei sanitari e di scorte di dispositivi di protezione individuale, «fino all’incapacità di attuare il vecchio piano a inizio 2020, quando avrebbe potuto comunque salvare migliaia di vite umane».
A pagina 14 si legge che le nuove linee guida per aggiornare i piani pandemici c’erano già nel 2009. Quindi, Ranieri Guerra nel 2014, quando si è insediato, avrebbe dovuto aggiornare quel piano. Molti degli aspetti, peraltro, che vengono affrontati nel nuovo piano pandemico sono mancati nelle fasi iniziali della prima ondata. Non a caso la procura di Bergamo sta cercando di capire se il mancato aggiornamento possa aver contribuito a rendere l’Italia uno dei paesi più colpiti al mondo dalla pandemia in termini di morti. (agg. di Silvana Palazzo)
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NUOVO PIANO PANDEMICO: “SCEGLIERE CHI CURARE PRIMA”
Dopo la lezione del coronavirus nessuno Stato può pensare di farsi trovare impreparato per la prossima crisi sanitaria. La bozza del Piano Pandemico 2021-2023 elaborata dal dipartimento Prevenzione del ministero della Salute in 140 pagine ne è la conferma, ma nella lettura del documento che sarà sottoposto alle Regioni prima della sua approvazione non mancano gli aspetti inquietanti.
In un passaggio si legge infatti che “quando la scarsità rende le risorse insufficienti rispetto alle necessità, i principi di etica possono consentire di allocare risorse scarse in modo da fornire trattamenti necessari preferenzialmente a quei pazienti che hanno maggiori possibilità di trarne beneficio“. Insomma, in presenza di risorse insufficienti, si dovrà provvedere a scegliere chi curare prima: uno scenario che ricorda purtroppo molto da vicino quanto accaduto in questi mesi, in particolare durante la prima ondata. E qualcuno è già pronto a chiedere perché ipotizzare un disegno simile, di evidente affanno, e non prendere allora in considerazione la possibilità di attivare la linea sanitaria del MES.
NUOVO PIANO PANDEMICO: FORNITURE E VACCINI
Nella bozza della Piano Pandemico 2021-2023 si precisa infatti che “non è consentito agire violando gli standard dell’etica e della deontologia ma può essere necessario per esempio privilegiare il principio di beneficialità rispetto all’autonomia, cui si attribuisce particolare importanza nella medicina clinica in condizioni ordinarie. Condizione necessaria affinché il diverso bilanciamento tra i valori nelle varie circostanze sia eticamente accettabile è mantenere la centralità della persona“. Rispetto alla capacità logistica del sistema, si evidenzia che “l’esperienza del 2020 ha dimostrato che si può e si deve essere in grado di mobilitare il sistema per aumentare nel giro di poco tempo sia la produzione di mascherine e dispositivi di protezione individuale a livello nazionale che i posti di terapia intensiva anche per far sì che non si verifichino disservizi nell’assistenza e nella cura delle persone affette da malattie ordinarie diverse dal Covid-19 quanto comuni“.
Oltre a rimarcare l’importanza di garantire forniture annuali di vaccino contro l’influenza stagionale da fonti nazionali o internazionali e scorte adeguate di farmaci antivirali, nel Piano Pandemico si rimarca l’importanza della “preparazione nei confronti di tutti gli eventi pandemici, anche quelli dovuti a una malattia respiratoria non conosciuta che definiremo come malattia respiratoria ‘x’“, sottolineando come “occorre una formazione continua finalizzata al controllo delle infezioni respiratorie e non solo, in ambito ospedaliero o comunitario, un continuo monitoraggio esplicato a livello centrale sulle attività di competenza dei servizi sanitari regionali nonché in generale un rafforzamento della preparedness nel settore di prevenzione e controllo delle infezioni“.