Nel giorno in cui arriva il via libera della Conferenza Stato-Regioni al nuovo piano pandemico, Report torna a occuparsi della gestione della prima ondata. Il programma condotto da Sigrido Ranucci è in grado di svelare oggi che per diverse settimane il coronavirus fu sottovalutato e ancora a inizio febbraio un verbale della task force che collaborava con il ministro della Salute Roberto Speranza lo assimilava ad un’influenza. Peraltro, la prima riunione della task force è avvenuta solo il 22 gennaio, quindi 17 giorni dopo la nota dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). A emergenza internazionale dichiarata, Giuseppe Ippolito, direttore scientifico Inmi Lazzaro Spallanzani, il 3 febbraio rassicurò tutti, prevedendo l’attenuazione del virus. «La Cina non fornisce il numero dei casi conclamati, comunque, è verosimile che il virus si attenui nelle prossime settimane. Attualmente, la diffusione è simile a quella dell’influenza». Gianni Rezza, che poi è diventato direttore Prevenzione del ministero della Salute, e Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), rincararono la dose. «I dati sono sovrapponibili a quelli dell’influenza», si legge dal verbale visionato da Report. E aggiungevano: «Sulla base delle esperienze pregresse ci sarà un picco e poi un rallentamento».



PIANO PANDEMICO E VERBALI SEGRETI TASK FORCE

Eppure, a fine verbale c’è la segnalazione della Protezione Civile riguardo la quarantena di Wenzhou, «città da cui proviene il 90% dei cinesi immigrati in Italia». Nel verbale del 7 febbraio Giuseppe Ippolito e Istituto superiore di sanità ribadivano che in Italia non c’era circolazione del virus, quindi il ministero della Salute doveva rispondere alla minaccia dall’esterno. Il coronavirus però era in “casa” da tempo. Le riunioni della task force comunque erano introdotte dalle relazioni di Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero della Salute, che è stato sentito dalla procura di Bergamo per la mancata attivazione del piano pandemico. In una nota del 5 gennaio l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) invitava a prendere in mano i piani pandemici. Dai verbali della task force emerge anche che Giuseppe Ippolito, però, nella riunione del 29 gennaio con Silvio Brusaferro, Agostino Miozzo, Giovanni Rezza e il ministro della Salute Roberto Speranza consigliava «di riferirsi alle metodologie del Piano pandemico di cui è dotata l’Italia e di adeguarle alle linee guida appena rese pubbliche dall’Oms».



“MINISTERO SALUTE DOVEVA ATTIVARE PIANO PANDEMICO”

Un suggerimento ignorato: nessuno rispose e nessuna decisione venne presa sul piano pandemico, come emerge anche dai verbali della task force. «Quel piano non è scattato dopo le prime avvisaglie. Viene fatto attivare dai vertici del ministero, ci vuole anche la condivisione della politica. Noi facciamo proposte, ma non siamo decisori», ha dichiarato Claudio D’Amario, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute 2018-2020. La task force discusse se il modello dell’influenza era più adatto. «Fu proposto dall’Iss uno studio per fare un piano Covid dedicato a questa nuova pandemia». A proposito del piano pandemico: «Quello del 2006 è tuttora quello nazionale. Nel 2007 ci fu l’aggiornamento del sito, non del piano. Io ho saputo nell’estate 2018 che il piano andava aggiornato». Queste parole potrebbero mettere nei guai, ad esempio, il predecessore Ranieri Guerra, ora all’Oms, perché alla procura di Bergamo avrebbe dichiarato di aver aggiornato il piano pandemico nel 2016.