L’Italia ha ingannato l’Ue sulla sua preparazione ad una pandemia? È una delle domande a cui la Procura di Bergamo vuole trovare risposta nell’inchiesta sulle morti in Val Seriana. Tra le carte che i magistrati stanno studiando ci sono le autovalutazioni triennali obbligatorie inviate alla Commissione Ue in merito allo stato di preparazione in caso di pandemia. Nel 2017 la funzionaria del ministero della Salute Loredana Vellucci scriveva che “nel 2009 è stata svolta una sostanziale revisione del piano pandemico in occasione dell’influenza suina”. Il documento, visionato dall’AGI, è stato ottenuto tramite richiesta di accesso agli atti dall’avvocato Consuelo Locati, che guida il team legale che assiste i familiari delle vittime del Covid. Contiene delle risposte sulla cui veridicità i pm di Bergamo nutrono molti dubbi. Ad esempio, non risulta alcuna revisione del piano pandemico nel 2009. Quello in vigore è del 2006 e non è stato mai aggiornato, infatti non c’è in Gazzetta Ufficiale. Proprio il mancato aggiornamento del piano pandemico è uno dei temi cruciali dell’indagine, che vede coinvolto anche Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Oms, il quale è indagato per false dichiarazioni, e potrebbe veder coinvolto anche il ministro Roberto Speranza.
LE AUTOVALUTAZIONI DEL 2017 ALL’UE
Le autovalutazioni del 2017 sono state compilate a novembre, poco prima che Ranieri Guerra lasciasse l’incarico di direttore generale della Prevenzione al Ministero della Salute al suo successore Claudio D’Amario, con Beatrice Lorenzin all’epoca ministro. L’Italia dichiara di essere dotata di un piano per garantire l’assistenza primaria negli ospedali, ma risponde no alla domanda se siano stati identificati unità, dipartimenti e/o servizi sanitari che potrebbero essere ridotti o cancellati in caso di emergenza. La risposta è sì anche alla domanda sulla chiara catena di comando e relative deleghe, precisando che è stato costituito un “Comitato nazionale responsabile del coordinamento” che nei fatti non è mai stato creato. Risposta affermativa anche riguardo la necessità di procedere ad uno stoccaggio strategico di scorte, materiali e impianti, che però sono mancate con la pandemia Covid. La risposta è no, invesperanzace, alle domande sulla modalità di riduzione dei disagi sociali legati ad una pandemia, mentre viene lasciato in bianco il campo in cui bisogna “allegare una documentazione a supporto” se “è stata completata la messa in opera delle capacità fondamentali richiesta dal Regolamento Sanitario Internazionale” dell’Oms. La Procura di Bergamo vuole anche chiarire perché non sono state compilate le autovalutazioni da mandare all’Ue nel 2014 per il triennio fino al 2017.
LA CATENA DI INADEMPIENZE
Il caso del piano pandemico può travolgere anche il ministro della Salute Roberto Speranza, perché l’inchiesta di Bergamo ha ricostruito una catena di inadempienze della catena di comando del Ministero della Salute sotto la responsabilità di almeno tre ministri, cioè Beatrice Lorenzin, Giulia Grillo e appunto Roberto Speranza. A far “tremare” l’attuale ministro è il presunto coinvolgimento del ministero nella rimozione del rapporto Oms, così come la vicenda del mancato aggiornamento del piano pandemico. C’è un questionario del 4 febbraio 2020 inviato all’Oms in cui l’Italia dichiara di essere preparata ad un’emergenza pandemica, circostanza smentita dai fatti. Ciò per l’avvocato Consuelo Locati “dimostra la responsabilità anche dell’attuale ministro Speranza”. Peraltro, il piano pandemico del 2006 non è mai stato applicato dal Comitato tecnico scientifico, visto che Agostino Miozzo, ex coordinatore del Cts, in un’intervista del 5 settembre 2020 a Repubblica ammise che “non esisteva una previsione di mascherine necessarie, posti letto da liberare. Soprattutto non c’erano scorte. Dovevamo preparare in fretta un piano anti Covid da utilizzare subito”.
Sotto osservazioni sono, quindi, finiti i direttori generali della Prevenzione che si sono avvicendati negli ultimi 10 anni, ma anche i direttori dell’ufficio incaricato dell’aggiornamento del piano pandemico. Nel mirino, quindi, non solo Ranieri Guerra, ma anche Giuseppe Ruocco che lo ha preceduto e Claudio D’Amario, in carica fino all’aprile dell’anno scorso, oltre a diversi altri responsabili, tutti ascoltati già dai pm. Secondo quanto riportato da Domani, del presunto coinvolgimento di Speranza nella revisione del report Oms sarebbero a conoscenza sia Guerra sia Brusaferro. “Appare logico che dai loro cellulari siano partiti in quei giorni messaggi al ministro. Messaggi non pubblicabili senza il via libera del Parlamento (Speranza è anche deputato)”. Dunque, va chiarito se abbia approvato l’iniziativa di Ranieri Guerra di ritirare quel rapporto e rivederlo insieme.