Firmata dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali la proposta di Decreto del presidente del Consiglio dei ministri che adotta il nuovo Piano nazionale per la non autosufficienza, relativo al triennio 2022-2024, stanziando complessivamente oltre 2,6 miliardi di euro. Il Piano predisposto di concerto con Salute e Mef costituisce l’atto di programmazione nazionale delle risorse afferenti al Fondo per le non autosufficienze e individua, nel limite di tali risorse, lo sviluppo degli interventi ai fini della graduale attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali da garantire su tutto il territorio nazionale.
Sulla base delle indicazioni programmatiche del Piano le regioni adottano un Piano regionale per la non autosufficienza, in particolare su base triennale gli specifici interventi e servizi sociali per la non autosufficienza finanziabili a valere sulle risorse del Fondo per le non autosufficienze. Rispetto agli anni passati, non è stata fissata una quota percentuale da destinare alla disabilità gravissima; tuttavia, i territori devono garantire prioritariamente la copertura finanziaria per gli interventi destinati a tale platea.
Il Piano nazionale si muove in attuazione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali (Leps, riferiti principalmente alla platea degli anziani non autosufficienti, dei non autosufficienti in generale e, come obiettivi di servizio, alle persone con disabilità), di strutturazione dei servizi sociali e dell’assistenza socio-sanitaria integrata, in parallelo con le Missioni 5 e 6 del Pnrr, con il passaggio graduale dai trasferimenti monetari all’erogazione di servizi diretti o indiretti, ossia di contributi monetari condizionati all’acquisto di servizi di cura e assistenza domiciliari e previsti nell’ambito di un progetto personalizzato più complessivo.
L’Anci ha ribadito l’urgenza di prevedere un provvedimento finalizzato al superamento dei limiti assunzionali e dei vigenti criteri di sostenibilità economica per rendere concreto e attuabile in tutti i territori il rafforzamento del personale sociale e amministrativo comunale necessario. Ricordiamo che nella legge di bilancio 2022 numerosi articoli riguardano l’istituzione di nuovi servizi e prestazioni a sostegno dei disabili degli anziani non autosufficienti e delle loro famiglie, con una riorganizzazione strutturale e ingenti finanziamenti, che si affiancano a quelli previsti dal Pnrr. L’attuale Fondo per la disabilità e le non autosufficienze si sdoppia in due Fondi distinti: un Fondo per le politiche in favore delle persone affette da disabilità, trasferito al ministero dell’Economia e delle Finanze, per sostenere tutte le iniziative di assistenza e supporto alle persone disabili, che viene incrementato di 50 milioni di euro annui a decorrere dal 2022 fino al 2026; un Fondo nazionale per la non autosufficienza presso il ministero del Lavoro.
I nuovi livelli essenziali delle prestazioni Leps sono articolati come essenziali delle prestazioni sociali per la non autosufficienza e il Piano definisce gli Ambiti territoriali sociali (ATS) come sedi istituzionali in cui programmare, coordinare, realizzare gli interventi, sul territorio per attuare interventi previsti dal Pnrr per l’inclusione e la coesione sociale, definiti dalle Regioni e che unificheranno l’accesso e la gestione dei servizi sanitari e socioassistenziali per gli anziani non autosufficienti in strutture definite “Case di Comunità”. Linee guida in sede di Conferenza Unificata Stato-Regioni dovranno precisare i nuovi livelli minimi: assistenza domiciliare e nuove forme di coabitazione solidale reti di prossimità intergenerazionale; soluzioni tecnologiche come telesoccorso, servizi sociali di sollievo per le persone anziane non autosufficienti e le loro famiglie (interventi di cura della persona, sostegno pisco-socio-educativo, pronto intervento per le emergenze, sostituzione temporanea degli assistenti familiari); servizi sociali di supporto per le persone anziane non autosufficienti e le loro famiglie (strumenti qualificati per favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro degli assistenti familiari in collaborazione con i Centri per l’impiego), assistenza gestionale, legale e amministrativa alle famiglie per gli adempimenti amministrativi, ma non si parla di caregivers (familiari) nonostante vi sia operativo un Fondo che è stato inghiottito da questo Piano.
I servizi sanitari e gli ambiti territoriali dovranno garantire l’accesso attraverso punti unici (PUA) nei quali opereranno equipe integrate di personale appartenente sia al servizio sanitario che ai servizi sociali per assicurare una valutazione complessiva e progetti di assistenza individuale integrata.
Il nuovo Governo dovrà cercare da subito di intervenire nella organizzazione concreta che comporta una sussidiarietà tra servizi sanitari e assistenziali complessa, tra pubblico e privato, tra personale socio-sanitario che deve avere profili professionali multidisciplinari e la verità è che la spesa è veramente confusa per la complessità dell’intervento a fronte di un invecchiamento progressivo della popolazione (il cd inverno demografico). Sappiamo che sono oltre 2,8 milioni gli anziani non autosufficienti: il 20,7% degli anziani, l’81% del totale dei non autosufficienti in Italia. Il rischio cresce con l’età e supera il 40% oltre gli ottanta anni, nel 2030 ci saranno 5 milioni di anziani non autosufficienti. Quanto poi alle persone disabili e quindi non autosufficienti i numeri parlano chiaro – 3 milioni e 150 mila (il 5,2% della popolazione) -, ma il Piano sulla non autosufficienza non distingue tra anziani e disabili entrambi non autosufficienti e dunque… sarà bene fare chiarezza per capire e non fare la fine dell’Assegno unico universale in cui la confusione sui diritti all’assistenza è tanta e a tutt’oggi molti cittadini non ricevono sostegni.
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