Ci troviamo ancora in una situazione di guerra, anche se ne siamo quasi assuefatti e le notizie stanno scivolando nelle pagine interne dei quotidiani. Purtroppo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia non pare sia incanalata sul piano diplomatico verso un cessate il fuoco, tantomeno verso sinceri colloqui di pace. Il nostro modo di vivere il quotidiano alla lunga non può non risentirne, anche perché esso, insieme alla nostra libertà e al nostro benessere, in fondo rappresenta uno degli obiettivi da colpire da parte di Mosca.
Se quindi da parte della Russia vi è un uso strumentale delle forniture di gas naturale ai Paesi europei, a cominciare dall’Italia, è ovvio che l’Ue debba organizzarsi affinché si riescano a limitare al massimo gli impatti negativi che rischia tutto il sistema economico, a cominciare dalle singole famiglie.
All’interno di questa prospettiva, nella scorsa settimana è stato pubblicato da parte del Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) il “Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale”, anche in risposta al Regolamento (Ue), dopo che il Consiglio energia di luglio ne ha approvato la proposta presentata dalla Commissione europea per aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’Ue attraverso la riduzione dei consumi di gas naturale nel periodo 1° agosto 2022-31 marzo 2023.
Il Piano del MiTE presenta dapprima il quadro della situazione attuale dell’Italia, frutto delle misure che il Governo ha adottato nei mesi scorsi con l’intento di: a) assicurare un elevato grado di riempimento degli stoccaggi per l’inverno 2022-2023; b) diversificare rapidamente la provenienza del gas importato, massimizzando l’utilizzo delle infrastrutture disponibili e aumentando contestualmente la capacità nazionale di rigassificazione di GNL.
Come riporta il documento del MiTE, per quanto riguarda gli stoccaggi gli “interventi, normativi e regolatori, e la risposta degli operatori coinvolti hanno consentito di raggiungere al 1° settembre 2022 un livello di riempimento degli stoccaggi di circa 83%. Tale valore, in linea con l’obiettivo di riempimento del 90%, è fondamentale per disporre di margini di sicurezza del sistema gas e affrontare il prossimo inverno”, inoltre in relazione alla necessità della diversificazione delle forniture “il Governo, in coordinamento con Eni e con Snam, si è attivato per garantire approvvigionamenti di GNL dalle nuove rotte, in particolare: dall’Egitto, dal Qatar, dal Congo, e da forniture in fase di negoziazione come Angola, Nigeria, Mozambico, Indonesia e Libia”.
Naturalmente questo non basta, perché è necessario incrementare le infrastrutture a cominciare da quelle mobili come i rigassificatori temporanei galleggianti che dovrebbero essere installati a Ravenna e Piombino, delle cui vicende la cronaca si occupa quotidianamente. L’obiettivo dichiarato dal Governo è quello di avere in esercizio entro i primi mesi del 2023, un primo rigassificatore galleggiante e, successivamente e comunque entro il 2024, un secondo.
Il Piano è parte di un percorso avviato, i cui risultati non saranno immediati, infatti si afferma che “l’insieme delle misure di diversificazione sopra descritte consentirà nel medio termine di ridimensionare drasticamente la dipendenza dal gas russo, e comunque di ridurre l’uso del gas in generale”, anche perché “l’insieme delle iniziative messe in campo consente di sostituire entro il 2025 circa 30 miliardi di Standard Metro Cubo di gas russo con circa 25 miliardi di S.M.C. di gas di diversa provenienza, colmando la differenza con fonti rinnovabili e con politiche di efficienza energetica”.
Se la riduzione dei consumi e l’efficientamento sistemico restano fondamentali, in parallelo si dovrebbe procedere anche a un aumento della produzione nazionale di gas naturale e di energia da Fonti rinnovabili (Fer) e di gas rinnovabile (biometano e idrogeno). L’impegno previsto sulle rinnovabili consente al Governo di confermare l’obiettivo della decarbonizzazione al 2030.
Come accennato, il Piano risponde a quanto previsto dal Regolamento Ue, per il quale gli Stati membri sono chiamati ad adottare fra il 1° agosto 2022 e il 31 marzo 2023, misure volontarie di riduzione della domanda per ridurre i consumi nazionali di gas di almeno il 15% rispetto alla media dello stesso periodo di 8 mesi nei cinque anni precedenti, pari per l’Italia a 8,2 miliardi di S.M.C. di gas naturale.
Il Regolamento Ue prevede poi delle misure obbligatorie di ulteriore riduzione della domanda, da preparare in anticipo e da mettere in funzione dell’eventuale attivazione dello stato di “Allerta Ue”.
Le misure per la riduzione del consumo di gas naturale, previste dal Piano italiano, in parte già avviate, riguardano:
a) la massimizzazione della produzione di energia elettrica, nel settore termoelettrico, con combustibili diversi dal gas (carbone, petrolio, ecc.), oltre che l’accelerazione per l’installazione di impianti di energie rinnovabili;
b) le misure di contenimento nel settore del riscaldamento di case e uffici e in parte anticipate per quanto riguarda gli edifici pubblici;
c) un insieme di misure comportamentali nell’uso efficiente dell’energia, con anche l’obiettivo di aiutare cittadini e imprese a ridurre i costi della propria bolletta energetica;
d) il contenimento volontario dei consumi nel settore industriale, su cui è aperto un confronto con le categorie produttive.
Il protrarsi della guerra causata dalla Russia nei confronti dell’Ucraina comporta un’assunzione di responsabilità rispetto alle misure previste dal Governo, i cui effetti positivi si vedranno nel medio termine.
Il Piano evidenzia ancor di più la necessità di incrementare la produzione di energia dalle Fer, velocizzando l’installazione di nuovi impianti per l’eolico e il solare, in parallelo a una diversificazione delle forniture per qualsiasi tipologia di fonte energetica. Ma tutto questo impegno potrà essere facilitato solo se verranno ridotti i tempi delle varie autorizzazioni per l’installazione di queste nuove tecnologie.
Il nostro Paese si presenta purtroppo in ritardo rispetto all’emergenza energetica, condizionato dalla scarsità di risorse fossili interne e da posizioni ideologiche e strumentali che hanno impedito un’infrastrutturazione energetica e un sistema di approvvigionamento, idonei per garantire con sicurezza il fabbisogno nazionale.
Pur nel rispetto degli esiti dei referendum sul nucleare, l’Italia sconta rispetto ad altri Paesi industrializzati Ue (Francia, Germania) l’opportunità di un’autonomia basata su produzioni interne di energia elettrica.
A questo si aggiungono gli errori e le “crociate” di diverse forze politiche, animate soltanto da uno spirito di contrasto strumentale, rispetto alla realizzazione di nuovi impianti di estrazione sul territorio nazionale (sia offshore nell’Adriatico e nel Canale di Sicilia che onshore, ad esempio, in Basilicata), all’approdo di nuove vie di approvvigionamento di gas naturale (nuovi gasdotti o ulteriori rigassificatori), che avrebbero permesso una diversificazione rispetto alle forniture russe (prima della guerra in Ucraina, l’Italia importava dalla Federazione Russa circa il 40% del gas naturale necessario alle esigenze del Paese).
Ricordiamo le inutili polemiche sull’arrivo del Tap, promosse dal M5S, da alcuni partiti della sinistra e dalla stessa Regione Puglia (oggi soltanto ci accorgiamo invece dell’importanza di questa nuova infrastruttura); il deciso NO al referendum (cosiddetto , che non raggiunse il quorum) che autorizzava l’estrazione di gas naturale da giacimenti maturi, espresso da alcuni leader di partito che sostenevano il governo giallo-verde, che oggi rinnegano quelle posizioni.
Contraddizioni che continuano a manifestarsi anche nei confronti del posizionamento del rigassificatore mobile di Piombino; dalla contrarietà al termovalorizzatore proposto a Roma e dall’opposizione, sempre da coloro che hanno a cuore “la decrescita felice” alla realizzazione di nuovi parchi eolici nella Regione Lazio.
La questione energetica si dimostra ancora una volta fondamentale per tutto il processo di “Transizione Ecologica” su cui l’Italia deve velocemente progredire, non solo quindi in questo frangente che ci obbliga a una accelerazione nelle scelte e nei comportamenti singoli e collettivi. Tali scelte, seppure obbligate dalla situazione internazionale, non ci devono far dimenticare che una maggiore sobrietà nei consumi, proprio a cominciare da quelli energetici, è coerente con le variegate questioni inerenti i temi dello sviluppo sostenibile e la salvaguardia del Pianeta; esse vanno comunque coniugate sempre con la tutela dei lavoratori e delle loro professionalità.
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