Tra le sfide dell’Unione europea c’è quella di ridurre i rifiuti tessili. Tra sovrapproduzione e cambio nelle abitudini di consumo, il fenomeno è diventato un problema. Infatti, la produzione di abbigliamento è raddoppiata, ma l’uso è calato, quindi gli abiti vengono indossati meno volte prima di essere smaltiti. Secondo un report della Commissione europea, entro il 2030 il consumo di capi di abbigliamento e calzature dovrebbe aumentare del 63%, passando da 62 a 102 milioni di tonnellate. Così in Europa il consumo di tessili si piazza al quarto posto per quanto riguarda l’impatto sull’ambiente e sul cambiamento climatico, dopo settore alimentare, abitativo e mobilità. L’Europa, infatti, ogni anno produce 5,8 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, quindi ogni persona ne produce 11 chili.



Ma la Commissione Ue ha una nuova strategia: bisogna rendere i tessuti più durevoli, riparabili, riutilizzabili e riciclabili per ridurre i rifiuti tessili. Una risoluzione del Parlamento europeo del 1° giugno 2023 sulla strategia dell’Ue per prodotti tessili sostenibili e circolari riporta che “entro il 2030, i prodotti tessili presenti sul mercato dell’Ue dovranno essere durevoli e riciclabili. Il fast fashion per allora dovrebbe esser fuori moda“. La normativa, come riportato da Milano Finanza, propone anche l’obbligo di passaporto digitale per i prodotti: deve indicarne composizione per agevolarne il riciclo, riparazione e tracciamento delle sostanze pericolose.



RIFIUTI TESSILI, DAL BONUS REPARATION AL PROGETTO DI MODA RE

Ci sono alcuni Paesi europei che hanno già preso l’iniziativa per sostenere l’economia circolare. Ne è un esempio il Bonus reparation, che sarà in vigore da ottobre: consentirà di ricevere da 6 a 25 euro scegliendo di far rammendare un indumento in una sartoria o calzoleria aderente al programma. La normativa promossa dalla Commissione europea, comunque, aiuterà a ridimensionare il problema della gestione dei rifiuti tessili, di cui l’87% viene incenerito o portato in discarica. Dei 5,8 milioni di tonnellate di rifiuti tessili prodotti in Europa, 40 milioni di chili tra abbigliamento, calzature e accessori finiscono ogni anno a Moda Re.



La cooperativa, promossa dalla Caritas spagnola, gestisce il ciclo completo dei vestiti usati, a partire dalla raccolta, passando per la preparazione al riutilizzo, fino alla donazione e alla vendita. Il progetto è in parte finanziato da Inditex, gruppo di fast fashion casa madre di Zara, Bershka e Pull & bear, che ha rinnovato fino al 2025 la partnership lanciata nel 2007 con l’associazione, destinando 3,5 milioni di euro. Questi fondi, come riportato da Milano Finanza, verranno usati per rafforzare la fase di raccolta e i sistemi di tracciabilità, oltre a sostenere l’innovazione degli impianti di lavorazione dove vengono estratte e lavorate le fibre.