In Italia suscita molta invidia quanto ha deciso di fare il governo inglese con il lancio di un pacchetto di aiuti per affrontare l’aumento dei costi energetici. Un piano che prevede, con un esborso di oltre 150 miliardi di sterline, di bloccare le bollette del gas delle famiglie per almeno due anni alla quota massima di 2.500 sterline all’anno, mentre con i rincari in atto era previsto salissero a 3.549.
Quello che tutti si chiedono è dove prenderà i soldi il governo inglese e soprattutto come è possibile che un primo ministro come Liz Truss, che si ispira a Margaret Thatcher e che aveva promesso di ridurre l’ingerenza dello Stato nell’economia, possa compiere un atto così apparentemente di sinistra. “Liz Truss” ci ha detto Claudio Martinelli, professore di diritto pubblico comparato e diritto parlamentare all’Università di Milano-Bicocca ed esperto del sistema giuridico e politico britannico, “ha dimostrato un grande pragmatismo, cioè ha colto l’esigenza di agire sul problema oggi determinante e rimandare a quando si saranno calmate le acque gli interventi più cari alla sua area politica”.
Liz Truss ha esordito nel suo incarico di premier con una manovra economica che nessuno, tantomeno all’interno del suo partito, si aspettava. Lei che idea si è fatto?
Non sono particolarmente stupito dell’indirizzo che ha preso la Truss. Ne avevamo parlato ragionando sull’orientamento da lei espresso durante la campagna elettorale come nuovo segretario del Partito conservatore, cioè abbassare le tasse. La domanda era: ci riuscirà? Avevo suggerito che lo avrebbe potuto fare solo dopo aver sistemato problemi più impellenti, come un intervento dello Stato al fine di alleviare le problematiche relative all’aumento dei prezzi energetici.
Come si spiega la capacità del governo inglese di mettere sul tavolo una cifra così imponente come quella prevista dal pacchetto di aiuti contro i rincari del gas?
Il Regno Unito può fare con disinvoltura cose che altri paesi non possono permettersi, essendo il Regno Unito un paese ormai fuori dai vincoli di appartenenza a un’organizzazione come l’Unione europea. Se lo possono permettere sul piano dei conti pubblici. Grazie alla Brexit, non hanno i vincoli che incontriamo noi. Questo però non significa che la Brexit sia un bene assoluto, si tratta di una decisione epocale che si giudicherà sul lungo periodo. Certamente, dal punto di vista della questione in gioco, è chiaro che, avendo recuperato la sovranità politica al proprio interno, hanno potuto agire in questo modo.
A destra però molti criticano questa operazione, dicendo che era meglio agire su tagli mirati del welfare e delle tasse.
L’iniziativa della Truss dimostra quanto fossero superficiali le colorazioni politiche che le venivano attribuite. Molti la chiamano nuova Thatcher, mi pare invece che, nonostante la sua appartenenza politica, sia una donna molto pragmatica, che ha capito come in questo momento non sia un bene far vedere che di fronte alle difficoltà nel pagare le bollette del gas si vada a incidere sul welfare. Casomai, ripensamenti sul welfare andranno fatti al di fuori di una condizione di emergenza come questa e ricalibrati su un indirizzo politico di lungo respiro.
Insomma, appena arrivata al governo con il cambio della corona in corso, nonostante quel che pensa la destra Tory, toccare il welfare sarebbe stata la cosa più improvvida?
In questo momento sì.
La Truss promette di potenziare il nucleare e le centrali a carbone e di autorizzare nuove perforazioni nel Mare del Nord. Anche la sinistra ambientalista avrà da ridire?
Anche questo è abbastanza scontato. Va detto però, che in giro per l’Europa ci sono ambientalisti che hanno atteggiamenti molto diversi fra loro. Se prendiamo i Verdi tedeschi, che sono al governo, mentre non lo sono quelli inglesi, dimostrano di sapersi assumere la responsabilità di dare delle risposte e di saper distinguere il momento dell’emergenza economica determinata dal caro energia da una tempistica della transizione ambientale che in questo momento necessariamente deve essere posposta.
Gli inglesi sono ambientalisti?
Sì, lo sono più di noi. I Tory in particolare hanno avuto un’evoluzione da partito della produttività estrema. Hanno sviluppato un’importante sensibilità ambientale. E’ la cultura politica e filosofica inglese che si chiama Green Philosophy, che non è di sinistra, esiste un pensiero conservatore all’inglese che teorizza l’ambientalismo. I Tory lo hanno assunto e lo hanno inserito nel loro programma. Tutta queste sensibilità, ovviamente, in un partito di governo deve fare i conti con la realtà.
In conclusione, la Truss è sulla via giusta?
Non c’è nulla di strano che metta un sacco di soldi sul problema energetico e che scelga questa strada, così come non c’è da stupirsi che vengano immaginate delle soluzioni per reperire nuove fonti di energia interne. Quasi tutti i partiti di governo europei, Verdi compresi, sono ugualmente pragmatici. I Verdi tedeschi non hanno impedito di riaprire le centrali a carbone e non lanciano proteste se il nucleare verrà chiuso in tempi meno rapidi di quanto promesso dalla Merkel.
(Paolo Vites)
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