Un piano vaccini ambizioso, per portare l’Italia fuori dalla pandemia entro il 2021: è quello che sta studiando il governo Draghi, ridisegnando la catena di comando dopo la rimozione dell’ex commissario Domenico Arcuri appannaggio del generale Figliuolo, con il Dipartimento della Protezione Civile guidato da Fabrizio Curcio che giocherà un ruolo cruciale in questa partita. L’obiettivo è quello di dare vita di fatto ad una campagna porta a porta e che riesca, a partire da Pasqua, a viaggiare al ritmo di 700mila iniezioni al giorno. L’intenzione del governo è anche quella di riscrivere le fasce che dovranno essere immunizzate prioritariamente: il criterio principale sarà quello dell’età – così da sfuggire anche alle pretese dei vari comparti – ma un occhio di riguardo sarà riservato, secondo quanto riportato da La Repubblica, alle persone fragili, con malattie pregresse, e ai loro caregivers. Al riguardo la ministra agli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, ha dichiarato: “Il governo definirà un quadro preciso di priorità per fasce d’età e categorie, evitando che le Regioni procedano in ordine sparso nell’identificazione ad esempio dei lavoratori dei servizi essenziali. Vanno immediatamente vaccinati i disabili e le loro famiglie, i caregivers e gli operatori delle case famiglia. E occorre accelerare con gli insegnanti, che vanno vaccinati nel comune in cui prestano servizio“.



PIANO VACCINI GOVERNO DRAGHI: JOHNSON&JOHNSON “GAME CHANGER”

Come sarà possibile attuare una campagna di vaccinazione di massa così imponente? Intanto grazie all’arrivo della materia prima: i vaccini. In questo mese arriveranno altri sette milioni di dosi (3,5 mln di AstraZeneca), mentre ad aprile altri 30 milioni di dosi arriveranno da Johnson & Johnson. Proprio quest’ultimo vaccino promette di rappresentare un “game changer“, essendo mono-dose. Difesa e Protezione Civile si coordineranno passo dopo passo con le Regioni, mettendo a disposizione, laddove ce ne fosse carenza, le strutture necessarie a procedere con la campagna di massa, cercando di raggiungere anche i centri più piccoli e periferici, con l’ipotesi concreta di utilizzare un’unità mobile ogni 20/40mila abitanti. Da quanto filtra, inoltre, il governo starebbe predisponendo un provvedimento per coinvolgere anche gli specializzandi, oltre ai medici di base. Il 30% delle dosi fin qui conservate per fare il richiamo verrà subito utilizzato per fornire una prima copertura a quante più persone possibile, mentre un 2% di dosi verrà tenuto da parte per essere impiegato in operazioni di vaccinazione a tappeto nel caso di focolai riconosciuti.

Leggi anche

Vaccino covid alle donne in gravidanza: studio evidenza i rischi/ Gismondo: “Sono arrabbiata...”MEDIA/ Bruno Vespa, il tifo perenne per il green pass e uno schiaffo alla deontologia