Stefano Mancuso, botanico, ordinario all’Università di Firenze e direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale, ha concesso un’intervista al “Corriere della Sera”, nella quale ha parlato di come il riscaldamento globale incida sulla salute delle piante. L’esperto ha dichiarato che l’attenzione è focalizzata soprattutto sull’agricoltura, ma “pochi si interessano al mondo vegetale naturale ed è la prova di una miopia generalizzata. Non prestiamo attenzione alle piante come esseri che si nutrono, che sopravvivono o che muoiono, ma solo come strumenti di produzione al nostro servizio”.
In questo momento le piante stanno soffrendo moltissimo, ma “ricordiamoci che gli esseri fragili siamo noi, loro hanno un’inaspettata capacità di resistenza. Sanno come fare insomma. Una delle cose più eclatanti, ma di cui nessuno parla, è la progressiva nanizzazione delle piante. Cioè diventano sempre più piccole. È un fenomeno che non riguarda questa o quella specie particolare, ma sta investendo tutto il mondo vegetale. Ovviamente rimpiccioliscono perché devono conservare acqua e di conseguenza anche il nutrimento. Dunque bisogna prima di tutto capire di che cosa hanno bisogno. Un altro spazio? Più acqua? Più nutrimento?”.
PIANTE SOTTO STRESS, MANCUSO: “IL RISCALDAMENTO GLOBALE È UN FENOMENO ESPONENZIALE”
Mancuso, al “Corriere della Sera”, ha sottolineato che “la missione delle piante sotto stress consiste nel cambiare metabolismo, modo di nutrirsi e persino fisionomia. Poi c’è il fenomeno della migrazione. È ovvio che a spostarsi non sarà una pianta ma, seguendo una dinamica lunga e intergenerazionale, alcune specie si sposteranno verso l’alto”.
Non va, in conclusione, sottovalutato il fenomeno del riscaldamento globale, in quanto è esponenziale: “Non funziona come il nostro invecchiamento, che avviene un poco alla volta. O come il nostro prendere peso. Purtroppo la progressione porta con sé un peggioramento molto sensibile e dunque potrà succedere che un bel giorno ci guarderemo intorno e ci chiederemo: ma com’è stato possibile arrivare fin qui senza fare nulla?”.