Piantedosi: “Apriremo almeno 12 Cpr, uno a Ventimiglia”.

Il ministro Matteo Piantedosi in corso della trasmissione Cinque Minuti di Rai 1, citata dal Corriere della Sera, è tornato a parlare dei Cpr, ovvero i centri di permanenza per il rimpatrio dei migranti che sono nei programmi del Governo per frenare il crescente numero di arrivi irregolari sul territorio. L’operazione programmata dal governo sarà certamente lunga e complessa, ma entro un paio di mese il Ministero della Difesa attende la lista dei nuovi Cpr.



Piantedosi ha confermato che, attualmente, sul territorio italiano vi sono nove Cpr attivi, senza considerare quello di Torino che è stato chiuso in seguito ad alcuni danni causati dagli ospiti. L’idea sarebbe, però, quella di aprirne almeno uno per ragione, e considerato che gli attuali si trovano a Milano, Gorizia, Roma, Bari, Potenza, Brindisi, Nuoro, Trapani e Caltanissetta, ne mancherebbero almeno 12 all’appello. Tra questi, conferma il ministro Piantedosi, se ne prevede almeno uno a Ventimiglia che “ha sempre sofferto e soffre dei transiti di migranti”. Inoltre, sostiene, “stiamo collaborando con la Francia per il controllo di quella frontiera ed è uno di qui luoghi a cui stiamo dedicando attenzione per la realizzazione di una di quelle strutture che abbiamo in animo di dedicare proprio per contenere il fenomeno”.



Cosa sono e come funzionano i Cpr

Il piano del governo, attualmente gestito dal ministro Piantedosi, è insomma quello di aumentare il numero dei Cpr sul territorio al fine di trattenere ed espellere più facilmente i migranti irregolari. Al loro interno verranno collocati tutti i migranti irregolari dei quali non è possibile eseguire immediatamente il rimpatrio nell’attesa, eventuale, di stilare la domanda d’asilo. Similmente, vengono utilizzati anche per trattenere tutti gli stranieri considerati un pericolo o una minaccia.

Piantedosi e la Difesa stimano che i prossimi 12 Cpr verranno realizzati in ex caserme militari abbandonate o in vaste aree industriali che siano lontane dai centri abitati, ma anche facilmente perimetrabili e controllabili. L’esercito si occuperà esclusivamente dell’organizzazione logistica dei nuovi Cpr, mentre la sorveglianza sarà affidata alle regolari Forze dell’ordine, che tuttavia non saranno dispiegato al loro interno ma interverranno solo in caso di necessità. A disporre l’accompagnamento in un Cpr sarà il questore, mentre il periodo di trattenimento sarà al massimo di 18 mesi, partendo da 6 iniziali poi prorogabili.