STAZIONI SICURE E VIOLENZA: GLI INTERVENTI DEL MINISTRO PIANTEDOSI

Il “piano” del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per i prossimi 5 anni è fissato in una lunga intervista oggi a “La Verità”: «Spesso i cittadini si chiedono, di fronte a situazioni di particolare disagio o insicurezza, dove sia lo Stato. Il mio obiettivo è quello di dare una risposta a questa domanda». Nel giorno in cui il titolare del Viminale è apparso al Senato per il question time su disagio giovanile-ordine pubblico e chiarimento sulle notizie dei centri della Polizia cinese sul territorio italiano («Sulla presunta apertura in Italia di stazioni di polizia cinesi le forze dell’ordine stanno svolgendo accertamenti», ha detto in Aula), ecco che il tema dirimente resta quello della sicurezza e dei flussi migratori, alla vigilia del dialogo importante con l’Europa in Consiglio Ue.



Dopo aver approvato una prima parte del piano sicurezza promesso dal Governo – con il primo Decreto Migranti approvato prima di Capodanno – il Ministro Piantedosi illustra i prossimi interventi da attuare urgentemente: «Sta maturando proprio in queste ore», spiega a Francesco Borgonovo, «una operazione riguardante le stazioni delle aree metropolitane. Da tempo ho avviato un confronto con i sindaci di Roma, Milano e Napoli, e cominceremo da subito a intervenire nelle stazioni di queste grandi città, con un consistente impiego di uomini. Questa operazione andrà avanti per vari giorni, avremo un impegno di carattere interforze con Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizie locali». Il nuovo impulso del Viminale si fonda sulle iniziali azioni sulle persone da identificare con rapidità: «A questo affiancheremo azioni più strutturali, anche con presidi fissi. Il modulo verrà esteso ad altri ambiti cittadini quali quelli interessati dal fenomeno della “mala movida”. Il tema della sicurezza delle stazioni è ricorrente, anche voi lo avete segnalato nei giorni passati. Quindi dobbiamo dare una risposta con servizi dedicati». Intervenire sulle stazioni ovviamente non risolverà il problema alla radice ma rappresenta un primo segnale dato dallo Stato: spiega ancora il Ministro già Prefetto di Roma Piantedosi, «La verità è che i temi di sicurezza sono a valle dei fenomeni sociali, e la mia badi bene non è affatto rassegnazione. Se attorno alle stazioni c’è insicurezza, c’è la presenza di questa umanità dolente o si nota una emarginazione crescente è principalmente a causa di altri fenomeni, tra cui i flussi migratori incontrollati. Il problema è che al momento dello sbarco c’è sempre tanta emozione, e di conseguenza attenzione. Poi però di queste persone entrate talvolta ci si dimentica. Poi, è chiaro, ci sono anche dinamiche che non dipendono dai noi. Semplifico con una battuta: attorno alle stazioni si concentra il mondo della povertà che genera insicurezza. Noi possiamo agire sull’insicurezza, ma risolvere il problema della povertà richiede altro».



MINISTRO MATTEO PIANTEDOSI E IL DIALOGO CON L’EUROPA SUI MIGRANTI

Il problema a monte riguarda in gran parte l’incapacità di controllare i flussi dei migranti e rifugiati in Italia: per il Ministro dell’Interno la natura del fenomeno non è certo risolvibile in pochi giorni o mesi, ma confida di poter adottare misure efficaci sul lungo periodo assieme al resto del Governo. Spiega Piantedosi a “La Verità”: «A breve, assieme al collega degli Esteri, Antonio Tajani, cominceremo una serie di incontri bilaterali con Tunisia, Libia e pure con la Turchia per affrontare i problemi alla fonte e portare a frutto un lavoro di dialogo già avviato da qualche tempo». Il titolare del Viminale confida di rimettere in piedi una cooperazione attiva con gli altri Paesi per contrastare il fenomeno migratorio: «non si tratta semplicemente di dare soldi, pensando di risolvere tutto così. C’è molto, molto altro. Il ministero, ad esempio, è titolare di progetti riguardanti la Libia, finanziati in parte anche dall’Ue, che prevedono si finanziamenti ma anche forniture, formazione, impegni per migliorare le capacità delle forze di sicurezza locali. Gli aiuti di carattere economico non sono l’unica strada». Da non dimentica il tema dei centri di detenzioni indegne presenti in Libia e altri centri del Nord Africa: Piantedosi rileva che negli accordi in programma con la Libia «inseriremo anche soluzioni su questi centri. Alcune azioni sono già state messe in campo in passato, penso alla collaborazione con Unhcr e Oim perché si organizzino corridoi umanitari verso l’Europa, ovviamente per chi ne ha diritto, o rimpatri volontari assistiti. Il rispetto dei diritti umani caratterizzerà tutta la nostra azione, e anche il governo libico ne è consapevole».



Impossibile per Piantedosi non toccare il tema delle Ong dopo il pesante e continuo scontro sull’asse Governo italiano e organizzazioni umanitarie: «il tema delle Ong non esaurisce una dinamica che è complessa. Però ricordo che queste percentuali sono variabili nel tempo: ora si è al 10%, in passato la percentuale era più alta. Se poi consideriamo che le Ong operano nella sola fascia del Mediterraneo centrale, vediamo che da loro dipende il 34% degli sbarchi. Comunque poco cambia: che sia il 10% o il 34%, è chiaro che la questione Ong non risolve da sola il problema. Noi abbiamo dato importanza a tali organizzazioni perché abbiamo l’ambizione di governare tutto il fenomeno, di gestire tanto i salvataggi quanto i successivi passaggi. Sugli sbarchi autonomi c’è una sola cosa da fare: dobbiamo trasformare la lotta agli sbarchi in lotta alle partenze. Solo bloccando le partenze si otterranno risultati». Per capire meglio cosa intenda il Governo sul “bloccare le partenze”, il Ministro dell’Interno Piantedosi riflette sulla possibilità del blocco navale: «Abbiamo tante cose da fare per evitare di arrivare a questo. Tante cose da fare, e le faremo. […] Fermando le partenze, dipende tutto da quello. Meno partenze significa meno sbarchi, e meno necessità di sistemazioni emergenziali. E ci tengo a ribadirlo: meno partenze significa meno morti, meno naufragi. Se si limitano le partenze si salvano vite».