IL MINISTRO PIANTEDOSI A PALERMO: “MAFIA E NAZIFASCISMO HANNO TRATTI COMUNI”
La mafia di Cosa Nostra e l’ideologia nazifascista hanno diversi tratti comuni secondo il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: nella giornata di presenza a Palermo il titolare del Viminale ha spiegato come sia stato «un po’ faticoso spiegare la scelta di essere a Castelvetrano nel giorno della Liberazione, ma non era un modo per sviare e deviare dalla celebrazione del 25 aprile, ma lanciare un messaggio chiaro: la mafia e il nazifascismo hanno tratti in comune, modelli che si propongono alla società con la violenza e la sopraffazione».
Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è giunto oggi a Palermo insieme al capo della Polizia Lamberto Giannini per presenziare al comitato di ordine e sicurezza in prefettura: in mattinata poi la deposizione di una corona di alloro alla stele commemorativa della strage di Capaci dove morirono in un vile attentato terroristico di Cosa Nostra, il giudice Giovanni Falcone, la moglie e la sua scorta. Nel corso dell’intervento tenuto a Palermo, Piantedosi ha aggiunto come fra i principali tratti “comuni” tra nazifascismo e mafia vi è «la concezione della violenza come elemento di regolazione dei rapporti e la compressione della libertà di pensiero».
“LOTTA ALLA MAFIA, NON FAREMO SCONTI A NESSUNO”: COSA HA DETTO PIANTEDOSI
Dopo aver deposto una corona di alloro a Capaci, il Ministro Piantedosi si è recato alla caserma Lungaro per la presentazione del libro “Non ci avete fatto niente” di Tina Montinaro, vedova del capo scorta di Giovanni Falcone, Antonio Montinaro. «La mafia è sicuramente cambiata, è meno violenta, più silenziosa, sta attraversando una nuova stagione. Va combattuta sempre, con diffuso impegno civile, perché in quanto fenomeno umano avrà la sua fine», ha detto nel suo intervento il titolare del Viminale, ricordando come sia «una grande sfida anche evitare le insidie e i centri di potere, dietro alle risorse e ai fondi del PNRR».
«C’è un’attenzione continua grazie anche alla competenza maturata negli anni – ha proseguito Piantedosi – All’epoca decidere da che parte stare non era una scelta scontata. Non c’è bisogno di prendere impegni straordinari per avere consapevolezza da quale parte stare per essere eroi civili». Secondo il Ministro dell’Interno del Governo Meloni, ancora oggi vi è una «zona grigia dove ribellarsi alla mafia, noi non faremo sconti a nessuno». La cattura e l’arresto di Matteo Messina Denaro, rileva Piantedosi, «indica che esiste una zona grigia, una melassa, a cui ci dobbiamo ribellare. E l’impegno di tutti noi e della società deve servire affinché la borghesia mafiosa si vada sempre più assottigliando». Quell’arresto del capo di Cosa Nostra rappresenta un primo “fine” della fase di lotta alla mafia, quella stagista: «Ma lo è anche per il significato che investe una società civile che è cambiata: e questo è di grande impatto per il passato, il presente e il futuro. Nessuna azione istituzionale può avere un esito senza l’ondata crescente della società civile, di una responsabilità civile che dobbiamo avere».