IL NUOVO PIANO MIGRANTI DEL MINISTRO PIANTEDOSI: PRESTO DECRETO SICUREZZA

Si parlerà anche di migranti nel CdM previsto oggi al rientro dalla pausa per il Governo Meloni: sul tavolo, come anticipa il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nella lunga intervista a “Libero Quotidiano”, ci sarà anche una prima interlocuzione sul nuovo Decreto Sicurezza pronto per settembre. I buoni risultati con gli accordi in Tunisia e nel Nord Africa non bastano per porre freno all’immigrazione sempre più incontrollata sulle nostre coste: «Insieme ai colleghi degli altri ministeri stiamo definendo un pacchetto di misure per garantire maggiore sicurezza e legalità nelle nostre città. Una direttrice lungo la quale il Viminale si sta muovendo da tempo, come dimostrano anche le “operazioni ad alto impatto” avviate da gennaio presso le principali stazioni ferroviarie delle città metropolitane e il rafforzamento delle azioni su tutto il territorio nazionale per la liberazione degli immobili occupati abusivamente».



Il concetto chiave del nuovo decreto Sicurezza targato questa volta Piantedosi, e non più Salvini, saranno le integrazioni a regole più severe per chi aggredisce le forze dell’ordine e misure contro la malamovida e le baby gang. Sul fronte migranti in maniera specifica, il pacchetto prevede già misure per «facilitare il rimpatrio dei migranti irregolari che si sono distinti per condotte violente o pericolose e continueremo nell’azione intrapresa per realizzare altri Cpr, i Centri di permanenza per i rimpatri, e per ripristinare la piena funzionalità di quelli attuali». In parallelo, spiega sempre il Ministro dell’Interno a “Libero”, si cerca di agevolare i rimpatri con l’edificazione di strutture per l’identificazione degli sbarcati, «necessarie per attivare le nuove procedure accelerate previste dal decreto legge approvato a Cutro: la prima, a Pozzallo, sarà operativa dal primo settembre».



DECRETO SICUREZZA, LE ANTICIPAZIONI DI PIANTEDOSI: “ONG RISPETTINO IL COORDINAMENTO DELLO STATO”

Più Cpr e punti di accoglienza potrebbero generare nuovi dissidi con i governi locali e perciò Piantedosi avverte l’esigenza più volte richiamata anche dall’Europa: «È singolare che da più parti si chieda di incrementare le espulsioni di coloro che sono irregolari e delinquono e poi, però, si faccia resistenza ad ospitare sui propri territori tali strutture». Altra novità importante per il nuovo Decreto Sicurezza sarà la modifica della Legge Zampa del 2017 che assegna ai Comuni il compito di accogliere gli immigrati minorenni non accompagnati: «I risultati di quella legge sono sotto gli occhi di tutti. Troppi giungono in Italia dichiarando un’età inferiore per avvantaggiarsi delle tutele previste per i minorenni. Anche per questo i numeri dei minori stranieri non accompagnati che giungono sul nostro territorio, o che almeno si dichiarano tali, sono cresciuti a dismisura».



L’ipotesi è di modificare nel Decreto Sicurezza il sistema generale di accertamento dell’età dei minori: «Noi non vogliamo in alcun modo ridurre le tutele, ma occorre sicuramente velocizzare le procedure, renderle più rapide e precise, per non disperdere le ingenti risorse destinate ai minori e poterle così concentrare su chi davvero ne ha diritto». Lanciando una frecciatina ai sindaci di centrosinistra che criticano la gestione dei migranti di questo Governo e in particolare gli arrivi dopo gli sbarchi, Piantedosi afferma «singolare che l’attuale aumento degli sbarchi abbia portato ad un’alzata di scudi da parte di alcuni che solo ora sembrano prendere consapevolezza di una situazione molto complessa. Il governo aveva dichiarato lo stato di emergenza quando alcuni governatori tendevano ancora a negare la gravità del fenomeno, e in questo modo hanno privato i loro territori della possibilità di gestirlo con gli strumenti già utilizzati con successo in casi analoghi, ad esempio per la gestione dei profughi ucraini». Capitolo finale riguarda le Ong dopo le proteste delle opposizioni per le multe comminate a Sea Watch, Open Arms e Sea-Eye per aver effettuato salvataggi multipli senza l’ok dello Stato: «Con la regolamentazione dell’azione delle navi private non si è inteso in alcun modo vietare i soccorsi in mare, ma solo disciplinare un’attività delicata. Anche le navi delle Ong, in uno scenario così complesso, non possono muoversi autonomamente, ma devono rispettare la doverosa attività di coordinamento realizzata dalle autorità nazionali, come stabilito dall’ordinamento internazionale».