LA REPLICA DI PIANTEDOSI ALLE CRITICHE: “NON SONO IL VENTRILOQUO DI SALVINI”
Contro l’idea di essere un “avamposto” di Salvini al Viminale ma allo stesso tempo molto netto e deciso, tutt’altro che simile ad un “tecnico”: del resto il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nella lunghissima chiacchierata-intervista a “Il Foglio” lo mette subito nero su bianco, «Non può esistere un ministro non politico». Nei giorni in cui sta mettendo a punto il codice di comportamenti per le ong sul fronte migranti, Piantedosi risponde a 360° sui temi più caldi della politica e del Governo Meloni, fronte sicurezza (e non solo): «ventriloquo di Salvini», lo attacca da giorni la capogruppo Pd al Senato Simona Malpezzi.
E lui risponde: «Semmai è un paradosso bizzarro, che mi colpisce. Quando ero capo di gabinetto dell’allora ministro Salvini, voi cronisti vi divertivate a dire che il vero ministro, quello che mandava avanti la macchina, ero io. Ora, invece, ora che il ministro sono io davvero, c’è come una tendenza a insinuare che in realtà sarei controllato da altri, privo di una mia indipendenza». Piantedosi non nasconde l’orgoglio dei giudizi positivi espressi dalla Lega ma ribadisce come vi sia «piena condivisione di vedute e d’intenti con tutti i partiti della coalizione di governo». Il titolare del Viminale rivendica di essere ispirato nell’azione di Ministro dai valori condivisi come il rispetto della Costituzione e la salvaguardia degli interessi della nazione, «che è sempre politica. Tanto più in un governo come quello di cui faccio parte».
MIGRANTI E ONG: PRONTO IL ‘CODICE’ PIANTEDOSI. COSA HA DETTO IL MINISTRO
Ecco però il tema più dirimente della sua azione al Viminale, ovvero il fronte dell’immigrazione con tutto il “portato” di polemiche e contestazioni per posizioni molto vicini a quelle del suo fu predecessore Matteo Salvini: a “Il Foglio” Matteo Piantedosi sottolinea come il tema migranti sia realmente molto difficile da gestire, «il fenomeno, almeno in queste proporzioni, è relativamente recente, perché è sempre cangiante, perché richiede convergenze e intese a livello internazionale e si scontra spesso, però, con la divergenza degli interessi dei vari stati coinvolti». Conferma le “allusioni” espresse negli scorsi giorni circa l’eventualità di interferenze di servizi segreti stranieri dietro le ong per “destabilizzare il quadro geopolitico in Europa”: «Francamente, di fronte alla pervicacia della volontà mostrata da alcune ong di forzare le regole e le leggi dello stato, di porre sotto stress le relazioni tra paesi amici, di adottare condotte che vanno di gran lunga oltre i meri intenti umanitari, non mi sento di escludere fino in fondo che possa esserci una regia più alta che risponde a disegni più ampi. Ma in Italia si finisce presto, poi, col lasciarsi suggestionare dalle trame occulte, dai servizi deviati. Quindi meglio non alimentare queste narrazioni».
Con le ong non è scontro pregiudiziale, garantisce il Ministro Piantedosi: «Non c’è, da parte del governo, alcun tentativo di criminalizzare queste organizzazioni. Purché, però, la loro azione non sia tesa deliberatamente a configurarsi come un’azione contro il governo. In quel caso non possiamo restare passivi». Sul codice di comportamento per le ong, ormai prossimo ad essere licenziato dal Ministero dell’Interno, l’ex Prefetto di Roma rispedisce al mittente le accuse di disumanità sulla pelle dei migranti «le accuse che ci vengono rivolte sul piano umanitario sono, devo dirlo, quelle che trovo più disdicevoli. Ma a dimostrazione che non è quella della criminalizzazione, la nostra bussola, posso anticipare che nel prossimo codice di comportamento per le ong, che contiamo di definire nelle prossime settimane, abbiamo l’ambizione di procedere a rafforzare le sanzioni amministrative anziché perseguire la via penale, com’è stato fatto nel recente passato». Piantedosi apre all’idea di potenziali multe salatissime per le navi delle ong, financo il sequestro come già messo in pratica non solo da Salvini ma anche dall’ex Ministro in quota Pd Marco Minniti: «Come avviene già in molti altri ambiti del codice: una gradualità delle sanzioni che arriva, sì, fino al sequestro». Inevitabili le domande del collega Valentini sullo scontro diplomatico tra Italia e Francia sul tema migranti: qui Piantedosi prova a rilevare solo i fatti avvenuti finora, «Le tensioni con la Francia sono nate a seguito della scelta del capitano della Ocean Viking, presa in assoluta autonomia e senza che noi ne venissimo in alcun modo informati, di lasciare le acque siciliane per dirigersi a nord. Tanto che abbiamo atteso delle ore per capire se le notizie riportate da agenzie di stampa, secondo cui le autorità francesi erano disposte ad autorizzare lo sbarco, fossero fondate. E siccome nessuno le ha smentite […] Col mio omologo Darmanin ci siamo confrontati nella sede a ciò preposta, e cioè il Consiglio per gli Affari interni dell’Unione europea. E sul merito delle misure da prendere, i nostri interventi sono stati perfettamente sovrapponibili. Dove conta davvero, nell’assise più importante a livello comunitario, non s’è registrata alcuna divergenza di vedute».