Matteo Piantedosi in un’intervista che ha rilasciato oggi per la trasmissione Ping Pong di Rai Radio 1, nel corso della quale è tornato a parlare della crisi migranti. Ieri, infatti, c’è stata la visita istituzionale dell’Europa all’hotspot di Lampedusa, nel corso della quale la premier Giorgia Meloni ha rinnovato l’invito alle istituzioni europee ad accogliere il grido d’aiuto dell’Italia, che non riesce più a gestire l’enorme numero di arrivi che si registrano in questo momento.



Siamo molto presenti a Lampedusa e consapevoli della difficoltà che vive quest’isola”, ha spiegato Matteo Piantedosi, ovvero “il punto di primo approdo di questo grandissimo flusso che dura ormai da decenni, ma che rischia di crescere ogni volta che c’è una crisi in Africa. I lampadiusani”, ribadisce, “non sono soli”. Parlando, invece, della Francia che sembra rifiutare di accogliere nuovi migranti, Matteo Piantedosi spiega che “il collega Darmanin mi è apparso, sinceramente e concretamente, proiettato sulla consapevolezza che l’Italia va aiutata“, mentre il rifiuto di accogliere migranti sarebbe motivato dal fatto che “la Francia, probabilmente dice che non è quello l’obiettivo che intende perseguire”, perché “il tema non è la distribuzione [ma] una politica europea di contenimento delle partenze“.



Matteo Piantedosi: “Il blocco navale è ancora possibile”

Passando, invece, ai nuovi piani del governo per combattere gli arrivi dei migranti irregolari, Matteo Piantedosi spiega che la volontà di trattenerli per 18 mesi “ripercorre ed è contenuta all’interno di una cornice europea”, sottolineando che non è “nulla di particolarmente complicato dal punto di vista del rispetto dei diritti delle persone” e certamente non significa che i migranti saranno detenuti come in campi di concentramento.

“Poi”, specifica Matteo Piantedosi, “la norma da sola non potrà bastare, e verrà accompagnata da un piano rafforzato” che prevederà “la rapida realizzazione delle strutture che stiamo immaginando sul territorio nazionale per rafforzare la capacità dello Stato di poter finalmente avere risultati maggiori dal punto di vista delle espulsioni”. Similmente, ritiene ancora possibile che in futuro vi sarà un nuovo blocco navale contro i migranti, ma solo nel caso in cui la missione Sofia dovesse prendere effettivamente piede. “Se si completasse quella missione”, spiega Matteo Piantedosi, “che prevede, in accordo con i paesi di destinazione, la realizzazione di dispositivi congiunti di controllo in mare, quindi di restituzione a quei paesi delle persone che partono e quindi blocco delle partenze”, potrebbe essere vista come “la piena realizzazione del blocco navale”.



“Nessun complotto contro l’Italia”

Continuando l’intervista, poi Matteo Piantedosi ci tiene a smentire l’idea che ci sia un complotto europeo contro l’Italia. Anzi, spiega, “c’è stato un grande risultato con l’avvio di questo processo di coinvolgimento dell’Europa in Africa, che è stato sempre un po’ il paradigma, la soluzione che era stata sempre auspicata anche dai governi precedenti. C’è più interessamento dell’Europa su questo tema”. “Noi riteniamo”, ribadisce Matteo Piantedosi, “che fermo restando tutti gli elementi di un approccio umanitario doveroso nei confronti di un’umanità che tende a scappare da povertà, disperazione, talvolta da guerre, quindi condizioni sicuramente da cui è comprensibile scappare, ma noi dobbiamo porci il problema di come fermare un flusso incontrollato. Oggi”, conclude Matteo Piantedosi, “non basta una legge, ci vuole qualcosa di più, come l’azione dell’Europa”.