Padre Paolo Benanti, docente di Etica, bioetica ed etica delle tecnologie presso la Pontificia università gregoriana, presidente del Comitato di studio sull’impatto dell’intelligenza artificiale (IA), ha illustrato in audizione commissione di vigilanza Rai quali debbano essere le responsabilità delle piattaforme internet. Secondo Benanti il ruolo delle piattaforme «è un elefante nella stanza – le parole riportate dal quotidiano Il Sole 24 Ore – un settore nel quale c’è una giurisprudenza un po’ timida nel riconoscere loro il ruolo di editore e forse è lì che bisognerebbe intervenire, anche se non sappiamo con quali strumenti giuridici si possa fare».



«Ma è di sicuro un grande tema – ha continuato – soprattutto di fronte a un sistema di business che vede società monetizzare con i dati degli utenti e scaricare i costi sulla società civile». Il Comitato sta anche prestando particolare attenzione alla tutela del copyright, alla luce del dilagare delle applicazioni basate sull’intelligenza artificiale generativa.



PADRE BENANTI E IL WATERMARK: “CI SONO DUE PROBLEMI…”

Padre Benanti si sofferma in particolare sul watermark: «Riusciremo a mettere il watermark nelle grandi aziende internazionali? – si chiede Benanti – Ci sono due problemi. Uno è l’internazionalità perché basta spostare la sede per eludere un certo quadro di regole. L’altro è la presenza di avversari malevoli, perché la filigrana può essere aggirata e questo accade con una velocità impressionante. Se non possiamo garantire al 100% che ciò che è prodotto artificialmente sia riconoscibile attraverso un watermark, potremmo però chiedere a chi produce il watermark di rispondere in tempi certi e veloci a una auto rità che chiede di rimuovere i contenuti».



«Questa, però – ha aggiunto e concluso Padre Benanti – è una parte che va studiata meglio, perché ci sono degli elementi di grigio, non è detto che tutte le piattaforme rispondano con la stessa velocità». Il teologo, in audizione, ha fatto sapere che il Comitato sta lavorando ad una bozza di relazione per distinguere prima di tutto ciò che oggi è fattibile nel campo e ciò che invece potrà essere oggetto di eventuali interventi normativi.