Sono passati 45 anni dalla strage di Piazza della Loggia a Brescia, la tremenda bomba esplosa il 28 maggio 1974 nella centralissima piazza lombarda: era nascosta in un cestino portarifiuti e fu fatta esplodere durante una manifestazione contro il terrorismo neofascista. 8 morti, decine di ferite e quel senso di attentato barbaro e incivile nel pieno degli Anni di Piombo. Assieme alla Strage di Piazza Fontana (12 dicembre 1969, 17 morti), la strage sul treno Italicus (4 agosto 1974, 12 morti) e alla strage di Bologna (2 agosto 1980, 85 morti), quella di Brescia è considerata come uno degli attentati più gravi e “iconici” di quel tremendo periodo di scontro totale tra neofascismo, comunismo, Brigate Rosse e Stato. La ‘strategia della tensione’ insanguinò e creò terrore nell’Italia della piena Guerra Fredda, con il clima pubblico e politico deteriorato dalle tante, troppe vittime: «Le innocenti vite spezzate quella mattina del 28 maggio 1974, lo strazio dei familiari, il dolore dei feriti, l’oltraggio inferto a Brescia e all`intera comunità nazionale dai terroristi assassini sono parte della memoria indelebile della Repubblica», ha spiegato questa mattina il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel commemorare il 45esimo anniversario della strage di Brescia.



PIAZZA DELLA LOGGIA, LO STRAGISTA A FATIMA

«Con l`attentato alla manifestazione antifascista organizzata dai sindacati, i terroristi volevano seminare paura per comprimere le libertà politiche – ha sottolineato ancora il Presidente della Repubblica -. Una catena eversiva legava la strage di Piazza della Loggia ad altri tragici eventi di quegli anni: la democrazia è stata più forte e ha sconfitto chi voleva violarla. L`impegno di uomini dello Stato e il sostegno popolare hanno consentito di portare a compimento il percorso giudiziario». Mentre si celebrano le commemorazioni, quella strage pesa ancora tanto a livello politico e giudiziario, con novità clamorose che negli ultimi anni hanno di fatto consegnato per intero (o quasi) i responsabili di quella ignobile strage: il gruppo neofascista Ordine Nuovo fu mandante ed esecutore della bomba in Piazza della Loggia, con Ermanno Buzzi (ucciso in carcere, ndr) e Maurizio Tramonte condannati e riconosciuti come esecutori materiali dell’attentato assieme Carlo Digilio e Marcello Soffiati. Il vero mandante fu riconosciuto nel dirigente neofascista Carlo Maria Maggi morto il giorno di Santo Stefano del 2018; particolare invece la situazione di Tramonte, estradato dal Portogallo dopo l’ergastolo comminatogli in Italia e “braccato” mentre si trovava all’interno del Santuario della Madonna di Fatima. Un pellegrinaggio nel giorno della condanna in Cassazione, l’irreperibilità che si è trasformata in fuga, subito bloccata dalla polizia portoghese e dai Carabinieri che si permisero anche di “scherzare” su quella vicenda «Il culto mariano ce l’aveva in testa. Il fatto che fosse andato a Fatina non è stato casuale. Forse voleva  chiedere alla Madonna la grazia per questa sentenza. Ma, o ha sbagliato lui o ha sbagliato la Madonna. Fatto sta che la grazia non l’ha avuta».

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