«Sì, oggi lo Stato è più vicino»: così Carlo Arnoldi, presidente delle vittime della strage di piazza Fontana, nel giorno della commemorazione a Milano. Intervenuto dopo il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Arnoldi ha spiegato: «Già l’anno scorso con l’intervento del presidente Fico abbiamo avuto una sorta di soddisfazione, ci aveva chiesto scusa pubblicamente quattro volte a nome dello Stato. Quest’anno ancora di più con la carica più alta dello Stato che viene a Milano per la prima volta dopo 50 anni e ci invoglia ad andare avanti». Arnoldi ha sottolineato che non hanno ancora avuto la verità giudiziaria, ma discorso diverso per la verità storica: «L’abbiamo e ce la teniamo stretta, quella giudiziaria credo che non l’avremo mai: io mi auguro che qualcuno parli ancora, ma dopo 50 anni la vedo difficile. Diciamo che oggi la verità storica c’è su piazza Fontana, sappiamo chi voleva la strage, quindi Ordine Nuovo nelle persone di Franco Freda e Giovanni Ventura che non sono più processabili perché sono stati assolti due volte, prima a Catanzaro e poi a Bari. Ci attacchiamo a quello, sappiamo chi è stato, non avremo giustizia». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
PIAZZA FONTANA, SINDACO MILANO: “BARBARA STRAGE”
Sono passati 50 anni dalla strage di Piazza Fontana a Milano e sono in corso le commemorazioni per una delle ferite più grandi della storia dell’Italia. «Il 12 dicembre è una data che nessun milanese potrà mai dimenticare. In questa giornata voglio ricordare le vittime di Piazza Fontana e i loro famigliari: grazie per il vostro straordinario impegno civile e morale che ha favorito consapevolezza su un orribile e barbara strage», il pensiero del sindaco meneghino Beppe Sala, che ha accolto il presidente della Repubblica insieme al governatore Attilio Fontana. Il presidente di Regione Lombardia ha ricordato: «Un momento di unità e cordoglio nel ricordo di uno dei fatti che ha segnato la vita democratica del Paese. Ricorrenza che non deve essere mai dimenticata, per tenere viva la memoria e rendere sempre più forti, nella nostra società, i principi di democrazia e libertà». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
STRAGE PIAZZA FONTANA MILANO, MATTARELLA: “RICORDARE E’ UN DOVERE”
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato le vedove dell’anarchico Giuseppe Pinelli e del commissario Luigi Calabresi a Palazzo Marino. Ora prende parte al Consiglio comunale straordinario per ricordare i 50 anni dalla strage di Piazza Fontana. Ad accoglierlo il sindaco di Milano Giuseppe Sala e il governatore lombardo Attilio Fontana. Nella seduta straordinaria in aula è intervenuto il sindaco, che ha parlato di «una ferita alla democrazia che ancora sanguina perché dopo 50 anni lo Stato non è stato capace» di arrivare ad una «verità che rendesse giustizia ai morti». Poi prende la parola il Capo dello Stato che parla di uno «strappo lacerante alla pacifica vita di una comunità e della nazione», una tragedia che ha provocato «dolore profondo per ferita non rimarginabile». Inoltre, ricorda che il 1969 è stato un anno «segnato da 145 attentati dinamitardi». Della strage di piazza Fontana comunque «si conoscono origini e responsabilità», e per Mattarella «ricordare è un dovere». (agg. di Silvana Palazzo)
STRAGE PIAZZA FONTANA A MILANO: PINELLI, “SVOLTA DOPO LA BOMBA”
«Quello di quest’anno per Piazza Fontana è un passaggio importante, è una svolta. Ogni parola del presidente sarà un incentivo ad andare avanti per la democrazia. Parlare di mio marito Pino in un certo modo è anche un tassello per la democrazia», lo ha detto la vedova di Giuseppe Pinelli, Licia Rognini, che parteciperà al Consiglio Comunale odierno a Milano con il Presidente della Repubblica Mattarella. «Non mi aspettavo che il sindaco Sala chiedesse perdono alla nostra famiglia. E’ stato un bel gesto, che ci restituisce qualcosa. Io non mi aspetto niente da nessuno, quello che arriva arriva, come è avvenuto in questi cinquant’anni», ha raccontato ancora Licia Pinelli a Radio Popolare. Il Premier Conte su Facebook per ricordare l’anniversario della Strage di Piazza Fontana ha sottolineato «Non dimentichiamo le 17 vittime della strage di piazza Fontana. Sono passati 50 anni ma quelle immagini continuano ad addolorarci. Anche le pagine più buie fanno parte della nostra storia. Ci spronano a impegnarci, ogni giorno per consegnare ai nostri figli una storia più luminosa». (agg. di Niccolò Magnani)
STRAGE PIAZZA FONTANA, 50 ANNI FA A MILANO
La strage di piazza Fontana, 50 anni dopo, fa ancora male, molto male. Perché in quell’attentato oltremodo vigliacco e datato 12 dicembre 1969 hanno perso la vita diciassette persone, anzi: diciassette innocenti, tredici dei quali deceduti all’istante. Hanno avuto la sfortuna di trovarsi per caso lì, a Milano, nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, proprio nel momento dell’esplosione della bomba. Il bilancio sanguinolento dell’attacco terroristico venne aggiornato alcune ore più tardi, con il computo totale dei feriti, che arrivò a lambire quota 90. Durante la trasmissione si ripercorreranno quegli attimi di terrore, che segnarono, a detta di molti l’inizio dei cosiddetti “anni di piombo” nel nostro Paese. Ci si soffermerà, inoltre, sulle ragioni alla base del gesto e, soprattutto, sull’identità dei suoi autori. Che, a mezzo secolo di distanza dal tragico accadimento, l’Italia intera non può (e non potrà mai) perdonare.
I FATTI A MILANO
La ricostruzione dei fatti di quel giorno proposta fa accapponare la pelle. Erano le 16.30 e la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura ubicata in piazza Fontana, a Milano, era gremita di clienti; infatti, mentre a quell’ora gli altri istituti di credito chiudevano, all’interno della filiale meneghina erano presenti ancora numerose persone. La deflagrazione avvenne sette giri d’orologio più tardi, alle 16.37, quando nel grande salone dal tetto a cupola esplose un ordigno contenente 7 chili di tritolo, uccidendo 17 persone, delle quali 13 sul colpo, e ferendone molte altre. Quel giorno, tra l’altro, si verificarono altri quattro attacchi in Italia: una seconda bomba fu ritrovata inesplosa nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana e l’ordigno fu fatto brillare dagli artificieri la sera stessa. Una terza bomba esplose a Roma alle 16.55 nel passaggio sotterraneo che collegava le due entrate della Banca Nazionale del Lavoro, mentre altre due esplosero, sempre nella Capitale, tra le 17.20 e le 17.30, una davanti all’Altare della Patria e l’altra sulla soglia del Museo centrale del Risorgimento. Furono in tutto 16 i feriti all’ombra del Colosseo.
GLI AUTORI E LA CLAMOROSA BEFFA PER I PARENTI DELLE VITTIME
Cinquant’anni più tardi, di fatto mezzo secolo, l’Italia intera si domanda chi furono gli autori di un gesto tanto cruento quanto doloroso. Stando all’ultimo processo, datato maggio 2005, la Cassazione ha riconosciuto responsabile della strage di piazza Fontana la cellula eversiva di “Ordine Nuovo”, guidata da Giovanni Ventura e Franco Freda, assolti però nel 1987 con sentenza definitiva e, pertanto, non più processabili. Non è tutto, però: vi è stata un’ulteriore beffa a sollevare la pubblica indignazione. Al termine del processo, infatti, ai parenti delle vittime perite nell’attentato sono state addebitate le spese processuali. Inoltre, nonostante Ventura e Freda siano stati considerati dalla Cassazione gli ispiratori ideologici, non si è mai giunti all’individuazione puntuale nelle sedi competenti dell’esecutore della strage. In pratica, non ha ancora un volto colui che portò all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura la valigia contenente l’ordigno che, di lì a poco, mediante la sua deflagrazione avrebbe contribuito a scrivere una delle pagine più buie del Dopoguerra italiano.