A pochi giorni da cinquantenario della morte di Pablo Picasso, morto l’8 aprile 1973, il Guardian coglie l’occasione per dipingere di lui il ritratto di un uomo narcisista, dedito al tradimento, misogino e crudele. “Oggi si parla più spesso di Picasso come di un misogino e di un appropriatore culturale, il massimo esempio di uomo bianco problematico che intasa il canone artistico” si legge sulla testata inglese. Chi è stato Picasso nella sua vita è in grado se non di cancellare quantomeno di offuscare la meraviglia delle sue opere?
Per rispondere a questa domanda, il Guardian ha intervistato alcuni addetti ai lavori. Il critico d’arte Adrian Searle dichiara senza mezzi termini che “il suo fascino è quello di un uomo picaresco che ha lasciato una scia di distruzione nella sua vita: abbandoni, tradimenti, suicidi. Abbiamo il vampiro, il macho andaluso, il manipolatore carismatico, il sociopatico, il narcisista. Poi c’è il minotauro che ha predato le ragazzine, lo stupratore della suite Vollard, il ladro di maschere tribali africane, il cubista che ha distrutto la stanza e l’ha ricomposta”. E va ancora oltre: “Vediamo il Picasso che ha fatto scempio delle donne, che ha nutrito la sua arte con parti del corpo e ha trasformato le amanti in giocattoli parodici e pneumatici, in caricature della sofferenza. Se non fosse per la sua arte, sarebbe solo un altro mostro che tratta le donne in modo terribile”.
Pablo Picasso a “processo”: “ispira i giovani” ma “arte basata su disprezzo delle donne”
Si apre il “processo” a Pablo Picasso a cinquant’anni dalla sua morte. Tra le pagine del Guardian, una lunga disamina di quanto ha fatto in vita, artisticamente e non. Per l’artista Aaron Curry, “Picasso ispira ancora i giovani artisti, perché ha lavorato attraverso così tanti stili. È un manuale di libertà: ‘Ehi, puoi provare tutte queste cose. Usa la tua immaginazione e spingiti oltre i limiti’”. E aggiunge che “per quanto riguarda l’appropriazione culturale, credo che il compito di un artista sia quello di prendere la cultura e farne qualcosa. È nostro compito appropriarcene. Non credo che ci debbano essere regole che dicano: ‘Puoi usare solo un certo tipo di materiale’. Non è quello che fanno gli artisti. Non sono politici”.
Di tutt’altro avviso la critica Eliza Goodpasture, che Guardian afferma: “La vita e l’arte di Picasso sono state rese possibili dal lavoro delle donne: le mogli e le amanti che si prendevano cura di lui e organizzavano la sua vita, e naturalmente le modelle e le muse che riempiono i suoi quadri. Queste donne non avrebbero potuto stare come lui dietro la tela, nei bordelli, nei bar e sui campi di battaglia, pensando solo al lavoro. La lurida radicalità della sua arte si basa su uno sconsiderato disprezzo per l’umanità delle donne che dipingeva e con cui andava a letto”.