All’alba di una mattina del 1901 Picasso arriva a Parigi. Il suo futuro inizia proprio quel giorno, in quella città. Nato in Spagna il 25 ottobre del 1881, Picasso trascorrerà quasi tutta la sua vita a Parigi eppure, nella capitale francese, si sentirà spesso uno straniero, un esule, un ‘vigilato speciale’ della polizia.



Da qui prende le mosse lo straordinario documentario Picasso. Un ribelle a Parigi diretto da da Simona Risi su soggetto di Didi Gnocchi e Sabina Fedeli che firmano anche la sceneggiatura con Arianna Marelli. Nelle sale italiane con Nexo Digital, il film resterà nei cinema fino ad oggi /l’elenco delle sale è disponibile su nexodigital.it). Il maestro della pittura viene raccontato ttraverso uno sguardo inedito e del tutto diverso da quello cui siamo abituati, mettendo al centro del suo racconto il percorso di un giovane emigrato, povero ma destinato a diventare una delle più importanti icone del 900. In un continuo movimento di entrata e uscita dal Museo Picasso di Parigi, la più grande collezione esistente dedicata al pittore con 6000 capolavori e 200.000 pezzi di materiali d’archivio, il film segue Picasso nei quartieri parigini in cui ha abitato, dagli atelier senza riscaldamento degli esordi ai grandi appartamenti borghesi, quelli in cui inizia il successo: un viaggio materiale e intellettuale per comprenderne in maniera più approfondita l’opera e lo spirito.



Una vita sul filo della contraddizione, tra luci e ombre, sonno e incubo. La sua eredità fatta di 200 mila opere non può essere cancellata da un giorno all’altro per il diktat di questa o quella associazione. I tempi dovrebbero essere maturati per la definitiva separazione tra uomo e artista, non è necessario esigere che un grande lavoro debba essere creato da grandi uomini o da grandi donne. L’arte non riflette fedelmente la vita dell’artista ed è l’ora di mettere un punto definitivo alla vicenda e celebrare i tanti capolavori che Picasso ci ha lasciato. Capace di inventare un nuovo linguaggio con il cubismo, è riuscito a proporre un diverso rapporto con la percezione, fino a raccontare la realtà in un altro modo, come mai nessuno prima. Semplicemente eterno, con buona pace dei soliti soloni.



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