“Pur essendoci l’obbligo di indossare la mascherina sui mezzi pubblici, gli inglesi se ne infischiano altamente. In Italia nessuno in metropolitana oserebbe farlo. È una questione culturale e di civiltà”. Così il dottor Mario Fittipaldi, cardiochirurgo pediatrico presso il St. Thomas Hospital di Londra, individua la ragione principale dell’altissimo picco di contagi che si registra nel Regno Unito ormai da mesi, in pratica dal 19 luglio quando Boris Johnson proclamò il “Freedom Day”, la riapertura totale di ogni ambito; la fine, nella sua testa, della pandemia da Covid. Invece, ci ha detto ancora Fittipaldi, dal 19 luglio a oggi “non ricordo giorno in cui i contagi siano scesi sotto quota 30mila, per arrivare a oggi dove ci sono 45mila casi al giorno”.



Nella settimana dal 4 al 10 ottobre, circa una persona su 60 in Gran Bretagna ha contratto il Covid rispetto ad una su 70 nella settimana precedente. “È vero che l’80% della popolazione over 12 è doppiamente vaccinata, ma il Covid è esattamente come l’influenza: essere vaccinati non significa non contagiarsi, seppure in maniera lieve”.



Oltre 45mila persone contagiate dal Covid nelle ultime ore. Ci conferma che però il numero dei morti non è così grave e neanche i ricoveri in terapia intensiva?

Sì, esatto. La situazione attuale è purtroppo quella di sempre. Dal 19 luglio, con il cosiddetto Freedom Day, nel Regno Unito è stato riaperto tutto. La gente non ha più l’obbligo della mascherina, a parte, in teoria, ospedali e mezzi pubblici, ma l’unico posto dove questo obbligo viene rispettato sono gli ospedali, mentre sui mezzi pubblici, pur essendo obbligatoria, la gente se ne infischia, anche perché non esiste alcun controllo.



La pandemia è tornata fuori controllo? Quali le ragioni di questa situazione? Colpa di una nuova variante?

No, le ragioni possono essere individuate in tante cose: la Brexit, il bisogno di far ripartire l’economia. A fine agosto era quasi impossibile viaggiare. Era stata imposta una politica di divieto ai viaggi fuori del territorio nazionale, giustificata dal pericolo di importare nuove varianti. Quello che si è osservato è che nei luoghi come la Cornovaglia, dove ci si poteva recare, si sono verificati picchi di contagi: per dirla con un detto, è stato come “avere un elefante nella stanza facendo finta di non accorgersene”. Era chiaramente una ragione politica.

In che senso?

Volevano che la gente si muovesse per far girare i soldi all’interno della nazione. Una politica che si è dimostrata fallimentare, con i politici che continuavano a ripetere: godiamoci le vacanze a casa nostra. Ma questa libertà di circolazione ha portato a questi picchi di contagi e non ricordo giorni dopo il 19 luglio dove il numero sia stato inferiore ai 30mila casi al giorno.

Riguardo alla gravità del contagio cosa ci può dire?

Quello che è rassicurante è che effettivamente le ospedalizzazioni sono sotto controllo, il che non vuol dire che sono basse, ma neppure alte. Nel nostro ospedale, per esempio, tutte le persone ricoverate per Covid sono in supporto cardiocircolatorio e sono tutte persone non vaccinate.

Come in Italia.

Abbiamo però un alto tasso di persone vaccinate che si stanno contagiando di nuovo.

Perché succede?

È lo stesso discorso del vaccino contro l’influenza. Non impedisce di ammalarsi, ma ti fa prendere l’influenza in forma lieve. La grande maggioranza dei miei colleghi si è infettata manifestando sintomi lievi.

Questo vuol dire che è necessaria la terza dose?

Questo non lo sappiamo ancora. Nel Regno Unito hanno scelto categorie di persone, ad esempio il personale sanitario, piuttosto che, come in Italia, fare i dosaggi quantitativi. In pratica, a chi dimostra di avere pochi anticorpi si somministra la terza dose. Da noi, in vista dell’inverno e del fatto che ci sarà una nuova ondata cumulativa con quella influenzale, hanno preferito vaccinare le persone che sono più a rischio.

Quindi, secondo lei, il problema di questa continua ascesa del picco di contagiati è dovuta alla non osservanza delle regole basilari di sicurezza, come la mascherina?

Sono stato recentemente in Spagna e in Italia e ho osservato come la stragrande maggioranza delle persone indossi ancora la mascherina. È un grande segno di civiltà. Tutti hanno capito che la mascherina è l’unico modo per proteggersi. Va detto che in Spagna e in Italia gli assembramenti al chiuso sono evitati anche per ragioni climatiche, mentre qui il virus circola di più proprio perché si vive costantemente al chiuso. Cinema e teatri sono pieni e sui mezzi pubblici la gente non indossa la mascherina. Non c’è green pass, non c’è controllo se sei vaccinato o meno.

In realtà il green pass non lo vogliono neanche molti italiani.

L’ignoranza è purtroppo molto diffusa e qui vige anche un forte concetto culturale. Nessuno, come ho già avuto modo di spiegare, può dire: dovete stare a casa, è un suggerimento, ma nel Regno Unito non si potrà mai obbligare nessuno a indossare la mascherina, tanto meno il green pass. Sarebbe considerato un abuso contro la libertà del singolo.

(Paolo Vites) 

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