Riflettori accesi sul Pnrr, Gilberto Pichetto Fratin indica la strada. Intervistato da La Stampa, il ministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica ha fatto il punto della situazione sui lavori del governo e ha aperto alla necessità di lasciare fuori qualcosa dal tavolo. “C’è bisogno di più razionalità”, ha spiegato l’azzurro: “È meglio spostare qualche progetto verso i fondi di sviluppo e coesione”.



Gilberto Pichetto ha spiegato che il Recovery è stato costruito in un’epoca lontanissima, quella del post-Covid: “Bisogna fare una riflessione sui piccoli interventi che si ribaltano su migliaia di comuni, dove a volte c’è anche la difficoltà a fare le necessarie delibere. Bisogna essere realistici. Ci sono misure che vanno in migliaia di rivoli degli enti locali. Ora si è in fase di verifica di ciò che è attuabile e ciò che non lo è, ciò che è opportuno mantenere e ciò che non si può mantenere. Non me la sento di dire che era sbagliato allora”.



L’analisi del ministro Pichetto

Come evidenziato dal ministro Pichetto, il quadro geopolitico oggi è completamente cambiato e la sensibilità del consumatore è molto diversa da quella di tre anni fa: “Assicuro che nel giro di pochissimi giorni verrà proposto cosa andrà nel Pnrr e cosa nel RePowerEU. Deve chiudersi tutto il cerchio”. “Rispetto al dialogo con Bruxelles, chiederei di concentrarsi sui grandi investimenti per infrastrutturale il Paese anche forzando rispetto ad alcuni meccanismi di grandi investimenti perché credo che sia un’occasione storica”, ha aggiunto Pichetto, che non ha escluso la rinuncia a qualcosa: “Ma sui fondi che hanno un ribaltamento sui comuni più piccoli – io abito in un Paese da 120 abitanti, che peraltro non usufruisce del Pnrr (sorride) – c’è bisogno di più realismo e più razionalità”.



Il titolare dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha rimarcato che sarà necessario fare combaciare i fondi del Pnrr con quelli del fondo complementare, più i 70-80 miliardi dei fondi coesione: “Quello che è necessario costruire in questo mosaico bisogna capire che cosa si riesce a fare entro il 2026. Alcune possono andare nel Pnrr, altre possono andare in altri strumenti. Ho spiegato al ministro Fitto che forse, in alcuni ambiti, è meglio spostare qualche progetto verso i fondi di sviluppo e coesione”.