La notizia è esplosa nei giorni della fuga dalla calura d’agosto, mentre i piemontesi erano distratti tra ferie e feuilleton della Torino “bene”: dal 15 settembre circa 140mila automobili non potranno più circolare lungo le strade della regione.
Ma come si è arrivati a cotanta deflagrazione? Risposta: ce lo chiede l’Europa.
Il tema è sempre quello delle politiche ambientali dell’Unione Europea che esige una conversione green radicale come punizione (e redenzione?) per i Paesi ricchi.
La cronistoria: nel 2010 una direttiva europea sulla qualità dell’aria obbliga tutti gli Stati dell’Unione a rientrare nei limiti stabiliti. Una volta recepita, nel 2017 viene sancito il protocollo del bacino padano firmato da Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e ministero dell’Ambiente che stabilisce l’applicazione di misure volte a questo scopo. Nel marzo del 2019 il Piemonte di Chiamparino approva le misure, una quarantina, che coinvolgono oltre ad agricoltura, industria ed energia anche la mobilità e che fanno parte di quel piano di qualità dell’aria che stabilisce tempi e modalità per rientrare nei limiti stabiliti dall’Europa entro il 2030.
Il piano prevede che nel 2021 si blocchi l’euro 4 e nel 2025 l’euro 5 ma (attenzione, perché questo è cruciale per il Piemonte) nel 2021 la Corte di giustizia europea condanna l’Italia per non essere riuscita a migliorare la qualità dell’aria. La multa varia da 1 miliardo a 5 miliardi e l’Ue chiede al ministero di redarre un piano per inasprire le misure e rientrare nei limiti di legge non più nel 2030, ma addirittura anticipando i tempi al 2025, mentre rischiano di finire a processo per inquinamento ambientale, in forma colposa, sette amministratori piemontesi tra cui Sergio Chiamparino, Piero Fassino e Chiara Appendino, sotto indagine del pm Gianfranco Colace per le morti per smog tra il 2015 e il 2019.
Il ministero convoca tutte le regioni chiedendo un piano straordinario, che preveda nuove misure per ottenere i risultati richiesti con 5 anni di anticipo rispetto al 2030. Qui entra in scena il governatore Cirio (eletto nel 2019, ndr), ex deputato al parlamento europeo con mai nascoste ambizioni da commissario europeo: il Piemonte anticipa diverse misure e convince la Commissione europea a non applicare la sanzione.
Una misura quindi largamente annunciata, da due anni pendente sulle teste dei cittadini piemontesi, di certo poco pubblicizzata dalla Regione, che ora sta facendo i salti mortali per smarcarsi dal solito provvedimento calato da Bruxelles, una misura che in termini economici e di libertà di movimento si troveranno a pagare i cittadini di ceto medio-basso.
La campagna elettorale in vista delle regionali inizia qui, con Pd e M5s che accusano la giunta Cirio di non aver fatto niente per incentivare l’uso del trasporto pubblico.
Il 2024 sarà anche l’anno del voto in Europa e sarà cruciale per il futuro delle politiche ambientali dell’Unione. Dall’auto elettrica alla casa green al ruolo di gas e nucleare, i temi della transizione energetica animeranno certamente le elezioni europee, che dovremmo tutti vivere con maggiore consapevolezza visto che andranno a determinare direttamente il nostro futuro. Proprio come ci insegna questa brutta storia dell’euro 5.
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