Il presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio, è stato intervistato stamane dai microfoni di Storie Italiane. “Appartengo ai contagiati – esordisce il governatore piemontese – poi fortunatamente la mia malattia si è risolta e sono tornato operativo”. Il Piemonte è la regione al terzo posto per numero di contagi, e l’epidemia sta registrando ancora numerosi casi in questi giorni. A riguardo Cirio spiega: “La tesi è quella di una regione che ha avuto il contagio dal ceppo lombardo, la prova è che le province che confinano con la Lombardia hanno il doppio di contagi rispetto alle altre. Questa coda più lunga, secondo i medici, deriva dal fatto che l’epidemia sia iniziata dopo altre regioni e quindi finirà dopo. Comunque la terapia intensiva sta diminuendo giorno per giorno e aumentano i guariti, quindi qualche caso positivo c’è e la linea di contagio ci fa tenere la guardia altissima”. Cirio si schiera contro la riapertura delle librerie: “Ci dicono di stare in casa e di uscire solo per emergenze. nel momento in cui aprono le librerie tutti hanno una buona scusa per uscire di casa e comprare un libro. Le misure di contenimento che abbiamo adottato da sempre, le abbiamo fatte perchè sono l’unica arma reale per tenere sotto controllo i contagi, aprendo librerie, negozi per bambini, e quant’altro diamo delle possibilità in più alla gente di uscire di casa. Visto che la luce iniziamo a vederla – conclude – è meglio che stiamo ancora in casa per qualche giorno”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



PIEMONTE TERZA REGIONE PER CASI E MORTI CORONAVIRUS: CONTAGI DOMESTICI E NODO TAMPONI

Qualcosa non sta funzionando in Piemonte per quanto riguarda la battaglia contro il coronavirus. Lo dicono i numeri, per il quali è al terzo posto nella classifica italiana sul contagio. Dopo aver superato il Veneto, ora si avvicina all’Emilia Romagna, soprattutto per quanto riguarda i casi attualmente positivi. Stando al bollettino di oggi fornito dalla Protezione civile, in Piemonte sono 13.055, mentre in Emilia Romagna 13.778. Ci sono meno morti e guariti, ma anche meno tamponi. A tal proposito il governatore Alberto Cirio si è giustificato spiegando che al suo arrivo, nel maggio 2019, c’erano solo due laboratori attivi, mentre ora li ha portati a 17. E le colpe dei predecessori sono un tema che ricorre spesso nelle sue affermazioni: «Sto combattendo una guerra con l’esercito che ho trovato, che aveva gravi carenze organizzative». Invece l’assessore alla Sanità ha un’altra teoria: «Gli altri stanno peggio di noi». Ma sono evidentemente argomentazioni insufficienti quando si combatte una battaglia difficile come quella contro il coronavirus.



CORONAVIRUS PIEMONTE: CONTAGI DOMESTICI E POCHI TAMPONI

Il Piemonte oltre ad essere dal 31 marzo la terza regione per casi di coronavirus in Italia, dopo Lombardia ed Emilia Romagna, è stata sin dalle prima fasi dell’epidemia al terzo posto per morti. Sono diversi gli aspetti che destano preoccupazione: il basso numero di tamponi eseguiti, il timore di contagi domestici nei nuclei familiari con casi positivi o fortemente sospetti, le difficoltà dei medici di famiglia e i casi di Rsa che sono diventate dei focolai di Covid-19. Molti esperti piemontesi ritengono che i numeri del Piemonte siano solo una parte di quelli reali, del resto ciò dipende dai tamponi effettuati. Un altro dato rilevante riguarda la provincia di Torino, la quarta più colpita in Italia dopo Milano, Bergamo e Brescia. Buone notizie arrivano dalla terapia intensiva: qui il numero dei pazienti continua a calare. La situazione sembra simile a quella della Lombardia, ma in versione “ridotta”.



Per Giovanni Di Perri, responsabile del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino, il picco dei contagi a Torino arriverà una settimana dopo rispetto a Milano, perché – come spiegato a Open – «l’epidemia piemontese figlia di quella lombarda». I nuovi contagi sono precedenti al lockdown: «Non avendo le risorse per fare tamponi a tappeto, molti asintomatici hanno contagiato i residenti dello stesso condominio».