Ricorre oggi il 45esimo anniversario della morte per assassinio del grande poeta Pier Paolo Pasolini. Era il 2 novembre del ’75 quando fu rinvenuto il suo corpo straziato all’idroscalo di Ostia. Quarantacinque anni dopo Pasolini sarà celebrato in un documentario di Francesco Costabile e Federico Savonitto dal titolo “In un futuro aprile – Il giovane Pasolini”. Un lavoro che arriva in seguito alla richiusura delle sale cinematografiche ma che la Tucker Film ha deciso di mantenerne la data di uscita attraverso la distribuzione online, grazie al circuito digitale di sale e distributori chiamato “Io resto in sala”. Il documentario su Pasolini rientra proprio nella vasta programmazione virtuale di 40 sale italiane di qualità che trasmetteranno alle 20.30 di oggi, dopo una intro dei due registi, collegati in live streaming via Zoom. Costabile e Savonitto ci racconteranno la gioventù del poeta friulano Pasolini e si ferma proprio con la partenza quasi dello scrittore, dopo lo scandalo di piccoli ma rumorosi piaceri proibiti con alcuni ragazzi e la condanna politica. I due giovani registi riescono con maestria a raccontare la campagna friulana ma anche la violenza estetica ed erotica della giovinezza e della scoperta dell’amore, quando sperimenta le prime emozioni con i giovani del posto.



PIER PAOLO PASOLINI, 45 ANNI FA LA MORTE: LA SUA GIOVINEZZA IN UN DOCUMENTARIO

A raccontare Pier Paolo Pasolini non sono solo Costabile e Savonitto ma anche il cugino del poeta, Nico Naldini. La vita di Pasolini scorre proprio attraverso la voce di Nico, scrittore e poeta morto il 9 settembre a 91 anni. Nel documentario trova spazio l’impegno politico nel Partito Comunista e la sua esperienza dell’insegnamento scolastico. Ma c’è ampio spazio anche per il rapporto con la madre Susanna, la Madonna del suo Vangelo (“il tuo amore è la mia schiavitù…”) morta nell’81 all’oscuro del brutale delitto che le tolse per sempre il figlio. Quando lo venne a sapere, per caso, guardando un giornale nella casa di riposo di Casarsa, la donna chiuse gli occhi per non riaprirli più fino alla sua morte. Parlando del loro lavoro, Costabile e Savonitto hanno commentato: “L’impianto registico cerca di ricostruire da un lato il racconto biografico dell’artista, attraverso i documenti e la testimonianza di Nico Naldini, dall’altro di rievocare la dimensione poetica dei suoi testi attraverso una partitura visiva – quasi musicale – che accompagna tutto il documentario”. I due hanno adottato uno stile di regia asciutto ed evocativo “per non cadere nel classico prodotto di ricostruzione storica da docu-fiction”.

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