La vita di Pier Paolo Pasolini inizia il 5 di marzo del 1922, a Bologna: è il primogenito di Carlo Alberto Pasolini, ufficiale di fanteria, e di Susanna Colussi, una maestra. La famiglia però è di origine nobile, di Ravenna, come dimostra la presenza del bisnosso Argobasto Pasolini come senatore del Regno per nomina del re Umberto I nonostante poi nella sua lunga carriera si soffermerà sul proletariato. L’infanzia dello scrittore e regista inizierà ad essere travagliata fin dai primi anni, soprattutto per quanto riguarda gli spostamenti. I Pasolini infatti si trasferiranno a Parma, poi a Conegliano e a Belluno, per poi ritornare a Conegliano e trasferirsi per alcuni anni a Casarsa della Delizia. Un obbligo, visto l’arresto del padre a causa di alcuni debiti, che impediranno ai Pasolini di spostarsi ancora per qualche tempo. Sarà nel 1929, a Sacile, che Pier Paolo inizierà a coltivare la sua passione per la scrittura e il disegno, così come per la religione. Quest’ultima verrà abbandonata in via definitiva negli anni successivi, durante gli studi al Liceo. Un periodo, trascorso a Reggio Emilia e poi a Bologna, in cui formerà un gruppo di discussione letteraria assieme agli amici Elio Melli, Franco Farolfi e Ermes Parini. Anni intensi in cui Pasolini esplode: si appassiona a René Clair e ai suoi film, coltiva l’interesse per lo sport, inizia a fare gare in bicicletta.



Pier Paolo Pasolini, dall’amore per la scrittura

Pier Paolo Pasolini consolida l’amore per la scrittura nel ’41, in occasione del ritorno a Casarsa, anche se i primi versi emergeranno solo l’anno successivo grazie a Poesie a Casarsa, che pubblicherà con i propri risparmi. Sarà costretto tuttavia ad arruolarsi nel ’43 a Pisa, un compito che sentirà subito stretto e che lo spingerà a disobbedire agli ordini dei superiori, per poi sfuggire alla deportazione grazie ad uno stratagemma. Fonderà invece l’Academiuta di lenga furlana assieme ad alcuni amici, fra cui Federico De Rocco e Ovidio Colussi, alcuni anni prima dell’elaborazione del suo romanzo autobiografico Quaderni rossi, diventato poi in via definitiva Il romanzo di Narciso, rimasto incompiuto. “Prima di allora Pier Paolo non aveva mai descritto, se non per simboli ed ellissi, il suo eros e il suo dolore”, scriverà anni dopo lo scrittore e cugino Nico Naldini, “lo ha fatto con una sincerità che direi ‘musicale’ dove anche l’ombra di una falsità avrebbe stonato”. Per quanto riguarda la carriera dello scrittore bolognese, Pasolini conoscerà il successo solo a metà degli anni Cinquanta, grazie alla pubblicazione del suo romanzo Ragazzi di vita, con un testo che ruota attorno alla prostituzione maschile e che gli permetterà di essere accusato di oscenità. Una critica che gli chiuderà le porte del premio Strega e del premio Viareggio, ma che non troverà strada nel pubblico, che invece lo loderà per il suo scritto.

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