Piera Aiello è stata definita “la deputata senza volto” perché testimone antimafia in Sicilia. Quella della deputata del Movimento 5 Stelle è, infatti, una storia particolare. La sua storia cominciò quando conobbe all’età di 14 anni Nicolò Atria e divenne cognata di Rita, la donna che si suicidò dopo l’attentato a Paolo Borsellino. «Io fui scelta da mio suocero, non da mio marito», raccontò. La famiglia del marito era mafiosa. Prima fu ucciso il suocero, poi il marito. La svolta con l’incontro con Paolo Borsellino, allora procuratore capo di Marsala. Dal 1991 è diventata un fantasma in quanto testimone di giustizia, ma nonostante ciò è riuscita ad entrare in Parlamento. Da 30 anni è sotto protezione, a Non è l’Arena ha fatto una confessione choc. «Io sono una testimone di giustizia che ha avuto lo speciale cambio di generalità». Dopo la sua discesa in campo le sono state bloccate: «Così non hai un codice fiscale e una carta d’identità. Ero riconosciuto alla Camera perché la polizia aveva un certificato. Avendo bloccate le generalità non potevo avere neppure un medico».
PIERO AIELLO CHOC “MIEI DOCUMENTI NON SECRETATI”
Piera Aiello ha raccontato anche a Non è l’Arena che i suoi familiari «non sono mai stati in un programma di protezione». Il marito si ritrova quindi sposato con Piera Aiello, non con la sua nuova generalità, e senza essere avvisato. «I dati sono arrivati ai Comuni», ha proseguito la parlamentare M5s. Ma erano dati che dovevano restare segreti, invece sono stati resi pubblici dallo Stato. «Tutti i documenti dei testimoni di giustizia sono classificati con la massima segretezza e trattati solo ed esclusivamente dal personale specializzato». E invece al suo Comune è arrivata una raccomandata con un documento non secretato in cui si registrava la sua famiglia che però non c’entrava nulla co quella località. «Grazie al sindaco e al prefetto di Trapani non è stato registrato il documento». Chi ha sbagliato? Piera Aiello ha spiegato: «La commissione che si occupa dei testimoni e collaboratori, che dovevano secretare i documenti». Ma la cosa peggiore è che i codici fiscali si sono incrociati, e ciò non sarebbe dovuto avvenire. «Da due giorni mi hanno sbloccato il codice fiscale perché ho una brutta malattia e devo curarmi, ma non c’è uno Stato che protegge i testimoni di giustizia».