«C’è una cosa che non possiamo raccontarvi, perché è una notizia che è estremamente riservata e non siamo stati autorizzati a rivelarla nella sua integrità». Così Milo Infante a ‘Ore 14’ su Rai2 esordisce rivelando un clamoroso retroscena relativo al caso della scomparsa di Denise Pipitone. Quel che il conduttore ha potuto rivelare è che Piera Maggio per dieci anni è stata intercettata nella sua abitazione. «Il fratello ha trovato delle microspie in una presa della corrente di casa. C’è stato un momento in cui l’attenzione degli investigatori – e non posso dire altro, mi fermo – non era rivolta a quelli che oggi indicano come presuntati responsabili o sospettati, ma all’interno del nucleo familiare di Piera Maggio». Inoltre, anni dopo la mamma di Denise Pipitone ha scoperto che anche nella sua autovettura c’era una microspia, in quanto la batteria continuava a scaricarsi. «Lei la portò da un elettrauto che le dovette dire che c’era un apparato di intercettazione che le faceva scaricare la batteria. Non entro per il momento nel dettaglio delle indagini, ma è possibile disseminare microspie e poi non ritirarle?». La penalista Paola Balducci, che è anche docente Luiss oltre che ex membro del Csm, ha spiegato: «Le intercettazioni disposte dalla Procura della Repubblica durano un tempo determinato, non si può essere sotto intercettazione a vita. Erano intercettazioni legittime? Per me non erano dei magistrati. Io farei un’indagine anche sulla regolarità di queste intercettazioni». Tra l’altro Milo Infante ha rivelato in diretta un messaggio di Federica Sciarelli, conduttrice di Chi l’ha visto, la quale spiega di essere stata intercettata, dopo aver appreso la notizia di Piera Maggio.



LA RICOSTRUZIONE DI ALBERTO DI PISA

Il programma ‘Ore 14’ ha poi mandato in onda l’intervista ad Alberto Di Pisa, ex procuratore capo di Marsala che chiese e ottenne il rinvio a giudizio della sorellastra di Denise Pipitone. «Abbiamo ritenuto che la bambina fosse stata prelevata da Jessica Pulizzi in pieno centro e quindi qualcuno sicuramente avrà visto, ma non parla. Da lì è stata poi consegnata a qualcuno, a degli zingari. Il punto da cui partiamo è la telefonata famosa, l’intercettazione in cui Jessica dice alla madre ‘A casa gliel’ho portata’, quindi è chiaro che l’ha portata a casa di qualcuno». La sua ipotesi è che dietro ci sia Anna Corona, a tal proposito ha spiegato anche perché: «Nell’arco di tempo in cui si verifica il sequestro della bambina, lascia il posto di lavoro, fa mettere una firma falsa da una sua collega e si allontana proprio in quel periodo, proprio alle 12 mi pare, nell’ora in cui sparisce la ragazzina». Questo è per Alberto Di Pisa un elemento per il quale si può ritenere che «la Pulizzi l’abbia portata alla casa della Corona, dove poi si sarebbe dovuta fare la perquisizione, che in realtà va a vuoto perché viene fatta nella casa di una vicina». L’ex procuratore capo di Marsala aggiunge poi un’altra ipotesi: «Si potrebbe ipotizzare che, dato che la perquisizione avvenne nella quasi immediatezza del fatto, che la bambina si trovasse a casa della Corona e questo spiega il motivo del depistaggio».



LA PISTA DEGLI ZINGARI

A proposito delle indagini, l’ex procuratore capo di Marsala Alberto Di Pisa ha spiegato che «indubbiamente c’è una leggerezza o qualcosa di più, non lo so». Nell’intervista a ‘Ore 14’ spiega, infatti, che ci si è «accontentati della prima risposta che hanno dato, insomma. E magari la bambina si trovava a casa della Corona in quel momento o comunque poteva esserci qualche elemento che riconduceva alla presenza anche precedente della bambina a casa della Corona». Di sicuro, quell’errore della perquisizione nella casa sbagliata «è stato un fatto che ha danneggiato molto l’indagine». Eppure «i fatti sono semplici» per Alberto Di Pisa. «Jessica l’ha prelevata, l’ha consegnata non si sa chi e questa bambina poi è sparita nel nulla. Che andiamo a cercare la mafia, l’organizzazione… Non ci credo e poi non è emerso niente in proposito». Inoltre, ipotizza che dopo il sequestro della figlia di Piera Maggio possa essere stata consegnata agli zingari. «In quel periodo c’era un accampamento di zingari a Mazara del Vallo, e io ritengo che sia stata consegnata a degli zingari. Mi ricollego alla vicenda di Milano in cui c’è la foto di quella bambina che secondo me è Denise, perché ad esempio aveva un graffio alla guancia e questa bambina, si nota proprio nella foto scattata dal metronotte, questo graffio. Viene chiamata Danà e parla con linguaggio tipico siciliano, dove dice ‘Dove mi stai portando?’. Quindi, io sono convinto che quella era la ragazzina. Il metronotte è stato superficiale perché anziché scattare la foto doveva fermare la zingara, la bambina».



Eppure, a 17 anni di distanza dalla scomparsa della figlia di Piera Maggio non siamo ancora arrivati alla verità. «Sono tutti una serie di indizi che però secondo me, se fossero stati visti unitariamente e in maniera logica, potevano portare secondo me ad una condanna», ha dichiarato l’ex procuratore capo di Marsala. Si è anche espresso in merito alle intercettazioni, spiegando che c’erano delle cose che non andavano. «Destano delle perplessità, soprattutto l’interruzione delle comunicazioni tra la Corona e l’amica, che induceva a ritenere, secondo la logica, che qualcuno le avesse informate. Da fare mille telefonate a non parlare più completamente, è chiaro che qualcuno ti ha informato che il telefono è sotto controllo».