Piera Maggio torna a parlare a ‘Ore 14’, ma non entrando nel merito della scomparsa di Denise Pipitone, bensì della sua vita privata, che in questi anni aveva messo da parte. «Dopo essermi confrontata con mio figlio mi sento in dovere di dire delle cose». La donna ha fatto riferimento all’ex marito Toni Pipitone. «Gli ho voluto tanto bene, è colui che ho conosciuto quando ero molto giovane. Lui non c’entra nulla col sequestro di Denise, non voglio che nessuno pensi una cosa del genere. Ha voluto tanto bene a Denise ed è stato ricambiato». Ma a fronte delle inasettezze che sono state dette, ha voluto fare chiarezza. Il riferimento è all’intervista a Quarto Grado. «Ha cresciuto Denise da quando aveva 2 anni perché per 7 anni ha vissuto in Toscana. Era andato via da Mazara quando mio figlio aveva 3 anni, poi è tornato quando Kevin ne aveva 10 anni». Quindi, si vedevano due volte l’anno. «Forse ha dimenticato che mi aveva lasciato in quei sette anni. Forse ha dimenticato di dire che il nostro matrimonio era più apparenza che altro. All’epoca mi fece tanto male. Lui decise di mantenere me e mio figlio e di non avere più rapporti con me come marito e moglie». Piera Maggio ai microfoni di Milo Infante ha svelato anche che l’ex marito si sarebbe pentito di quella decisione, ma ormai era troppo tardi per loro. «Il nostro rapporto non era più recuperabile».
PIERA MAGGIO A TONI PIPITONE “DOVEVI FERMARTI…”
«Io sono stata sempre chiara con lui, sapeva i miei sentimenti. Dopo il sequestro di Denise chiesi la separazione e mi fecero una proposta, cioè di mantenere il rapporto come prima, purché rimanesse a casa almeno in apparenza, mantenendo una famiglia di forma». Ma Piera Maggio non l’ha più permesso. «Forse mi era mancata forza e ho pensato più agli altri che a me e alla mia felicità». Quando Toni Pipitone è andato via di casa ha contribuito al mantenimento solo per un anno. «Non ha mai contribuito con un euro alla ricerca di Denise, non è mai stato presente alle udienze, forse dimentica di non aver avuto un rapporto affettivo con suo figlio. Dopo due anni è scomparso dalla vita di Kevin. Eppure sapeva le nostre condizioni economiche». All’epoca lei non lavorava. A ‘Ore 14’ ha precisato di essere intervenuta in tv per volere del figlio, ora 28enne. «Dopo la prima intervista recente nostro figlio lo ha chiamato. È stata una telefonata forte, so che gli è stato detto di fermarsi e non continuare a dire ciò che non era vero, perché nostro figlio era presente e ha vissuto quello che sto dicendo».
PERCHÈ DENISE PORTA PIPITONE COME COGNOME
Piera Maggio ha, quindi, spiegato che il figlio Kevin è rimasto ferito dalle parole del padre, Toni Pipitone, a cui ora la donna chiede di fermarsi. «Avrei gradito che la sua presenza fosse dovuta al bene che voleva a Denise. Basta buttare fango addosso agli altri». Inoltre, si è detta stupita dalla volonta dell’ex marito di esporsi in tv, visto che prima non aveva voluto farlo e aveva impedito di fare il suo nome nelle tante interviste. «Perché sei uscito fuori dopo 17 anni?». Poi Piera Maggio ha spiegato perché Denise, anche se è figlia di Piero Pulizzi, porta invece il cognome Pipitone. «Sei la prima persona che mi ha lasciato per prima. C’è solo un uomo che ha fatto le veci di padre per i miei figli, che si è preso carico di loro, anche per la ricerca di Denise. È stato sempre dietro le quinte, facendosi carico di tutto. Oggi passa il mantenimento alla figlia 28enne. Quell’uomo, Piero Pulizzi, ha fatto le veci di padre a tuo figlio». E gli avrebbe dato quell’affetto che è mancato al figlio. «Non vorrei alimentare gossip, avrei voluto parlare solo di Denise, come ho sempre fatto, perché è il mio unico obiettivo. Nessuno ha rubato il marito a nessuno». E quindi ha ribadito che non parlerà più della sua vita privata. Visto che molti si chiedono come mai Denise porti Pipitone come cognome, sebbene sia figlia di Piero Pulizzi, ha spiegato che quando è emersa la vera paternità, non si è scelto di cambiare il cognome per Denise. «Erano state avviate le ricerche nazionali e internazionali con quel cognome, quindi andavano stravolti gli atti processuali e la ricerca».