Alberto Bertoli è ospite della puntata di Oggi è un altro giorno del 12 maggio 2023. Il figlio del compianto Pierangelo Bertoli racconta alcuni aneddoti che lo riguardano, a partire dalla malattia che lo colpì in giovane età: la poliomielite. “La malattia? Ne parlava tranquillamente. – ha spiegato Alberto su Rai1, svelando un aneddoto – Fino a 12 anni non aveva i soldi per comprargli la prima carrozzina, quindi lui si spostava con le mani.”



E ancora: “Non c’era rabbia in mio padre, c’era determinazione tale da super uomo.” Alberto Bertoli ricorda poi il simpatico primo appuntamento tra i suoi genitori, quando suo padre indossò la camicia sopra ad un golfino di lana in piena estate per coprire il sudore. (Aggiornamento di Anna Montesano)



Pierangelo Bertoli, la poliomielite e la morte nel 2002

Il nome di Pierangelo Bertoli è ancora oggi associato ad una forma di cantautorato che ha fatto la storia della musica italiana. Il compianto cantautore è uno dei più amati di sempre e, nonostante una ricca carriera di grandi successi, nel corso della sua vita ha anche dovuto affrontare una grave malattia, a neanche un anno dalla nascita: la poliomielite. Una malattia che, sin da piccolissimo, lo privò di fatto delle funzionalità degli arti inferiori e lo costrinse di conseguenza a muoversi su una sedia a rotelle.

La sua infanzia fu comunque regolare, nonostante l’ingombrante presenza della carrozzella, e spiccò subito il volo nel mondo della musica. Dopo anni di onorata carriera, però, il cantautore dovette fare i conti con un tumore ai polmoni nell’ultimo periodo della sua vita. La malattia lo portò, a settembre 2002, a sottoporsi ad una serie di cure presso il Policlinico di Modena. La sua morte avvenne il 7 ottobre dello stesso anno, all’età di 59 anni.

Alberto Bertoli, il ricordo del papà: “Amava la famiglia sopra ogni cosa

Alberto Bertoli ha sempre avuto un rapporto bellissimo con il padre, dal quale ha ereditato la passione per la musica. In un’intervista a Domenica In, aveva così ricordato papà Pierangelo: “Quando ci ritroviamo per fare le cene, prendiamo la chitarra e cantiamo le sue canzoni. Con lui avevo un rapporto più intimo, in quanto condividevamo le passioni per il calcio, per gli scacchi e per la musica. Avevamo un legame molto profondo, ma soprattutto dal punto di vista della chiacchiera pesante. Lui amava la famiglia sopra ogni cosa: anche se era a Bari o a Palermo, doveva comunque tornare a casa dalla famiglia dopo il concerto“.

E, in un’intervista a Repubblica, ha anche espresso lamentele per il trattamento che il mondo della televisione aveva riservato al padre: “È stato trattato male, all’inizio lo mettevano a sedere su una sedia. Mio padre non si è mai pianto addosso e non ha mai parlato della sua condizione fisica nelle sue canzoni, perché lui era un artista, poi aveva la poliomielite, ma era un artista innanzitutto“.