Pierangelo Bertoli, poesia e talento allo stato puro nei suoi brani più celebri

Pierangelo Bertoli ha scritto la storia del cantautorato italiano. Basti pensare ad alcuni dei suoi pezzi più celebri, in grado di lasciare un segno indelebile e suscitare emozioni vere. Da Eppure Soffia a Muso Duro, passando per Pescatore – cantato in duetto con una allora emergente Fiorella Mannoia – gli esempi sono tanti. A proposito di emergenti, Pierangelo Bertoli scoprì Luciano Ligabue, oggi considerato uno dei pilastri della musica italiana.



Con le sue canzoni il cantautore emiliano smascherava le malefatte politiche, puntava i riflettori su temi a lui molto cari, come l’ecologia, i diritti civili e l’impegno per i più deboli. La sua carriera tuttavia non spiccò mai del tutto in volo, almeno da un punto di vista commerciale. Ma il successo non era tra le priorità di Bertoli, infinitamente apprezzato dal suo pubblico, che infatti lo ha seguito fino alla sua morte.



Pierangelo Bertoli, una vita a muso duro. Lo sfogo del figlio: “Dicevano che intristiva il pubblico”

Di famiglia operaia, Pierangelo Bertoli nacque a Sassuolo nel 1942 e dopo un solo anno di vita si trovò costretto su una sedia a rotelle a causa di una poliomelite. La sua carriera vide anche l’inaspettata partecipazione al Festival di Sanremo del 1991 con i Tazenda e il brano Spunta la luna dal monte. L’artista emiliano continuò a lavorare con grande passione e determinazione per tutti gli anni ’90, fino ad arrivare all’ultimo album pubblicato nel 2002, vale a dire 301 guerre fa.



Un album che uscì pochi mesi prima della sua morte, avvenuta il 6 ottobre di quello stesso anno a causa di un tumore ai polmoni. Amaro lo sfogo del figlio a proposito della diffidenza dei media verso la disabilità del padre. “Dicevano che la sedia a rotelle intristiva il pubblico, per questo è stato ostracizzato in tv”, il racconto in una intervista riportata dal Fatto Quotidiano.