Piercamillo Davigo, ex consigliere del Consiglio Superiore di Magistratura, ha risposto ad alcune domande formulategli dai colleghi de “Il Corriere della Sera”. Inevitabilmente, il primo interrogativo ha riguardato il motivo del mancato avviso formale al Csm della stasi investigativa della Procura di Milano sui verbali di Amara: semplicemente, in quel caso, non si poteva. “Se la procedura da seguire non consente di mantenere il segreto, allora non si può seguire – ha affermato –. Al Csm, nonostante le cautele adottate, vi era stata la dimostrazione pochi mesi prima sulla notizia dell’indagine perugina su Palamara. Nell’aprile 2020 Storari mi descrisse una situazione grave, e cioè che a quasi 4 mesi dalle dichiarazioni di Amara su un’associazione segreta, i suoi capi non avevano ancora proceduto ad iscrizioni, che il codice invece richiede immediatamente”.
A quel punto, Davigo, per evitare possibili conseguenze disciplinari a Storari, gli consigliò di mettere per iscritto. Storari gli diede il file Word del pc a supporto della memoria. A inizio maggio, Davigo, con la situazione invariata, ritenne urgente avvisare il Csm e informò il vicepresidente Ermini: “In uno dei colloqui successivi gli diedi i verbali stampati, tutti quelli che avevo, così da consentirgli di consultarli. Ermini convenne sulla serietà e gravità della situazione”.
PIERCAMILLO DAVIGO: “IL PG DELLA CASSAZIONE NON FU SORPRESO”
Nel prosieguo dell’intervista a “Il Corriere della Sera”, Piercamillo Davigo ha sottolineato di averne parlato anche con il pg della Cassazione, Salvi, il quale, a suo dire, non avrebbe mostrato alcuna sorpresa, a testimonianza del fatto che doveva essere già stato informato. “Non mi chiese se avessi i verbali, ma nemmeno mi disse ‘no, guarda che così non va bene'”, ha aggiunto Davigo. “Nessuno si è sognato di dirmi di formalizzare. Non lo fece Ermini e non lo fece Salvi. Se mi avessero chiesto di formalizzare, avrei fatto subito una relazione di servizio”.
L’ex componente del Consiglio Superiore di Magistratura ha evidenziato ancora di avere mostrato i verbali anche a Giuseppe Cascini (togato di Area), in quanto gli serviva la sua valutazione di ex pm romano sull’attendibilità di Amara, ma anche a “Giuseppe Gigliotti (laico indicato dal M5S), Stefano Cavanna (laico espresso dalla Lega), Giuseppe Marra e Ilaria Pepe”. Cosa c’entra, allora, Nicola Morra, all’epoca dei fatti esponente del M5S? “Mi sono sempre tenuto lontano dalla politica, compresi i 5 Stelle, e quindi Morra non so se abbia fatto la politica giudiziaria del M5S con Ardita, di certo non con me… Venne come presidente della Commissione parlamentare Antimafia, insisteva sulla mia pacificazione con Ardita, io gli spiegai che non volevo per ragioni pregresse”.