Piercamillo Davigo è pronto a dare battaglia contro il voto del Csm sulla decadenza. Intervenuto ieri ai microfoni di Piazzapulita, l’ex pubblico ministero di Mani Pulite ha dichiarato che la decisione del Consiglio superiore della magistratura «danneggia la mia immagine, mi fanno sembrare attaccato alle poltrone e se c’è qualcosa a cui non sono attaccato sono le poltrone». Davigo ha dichiarato di aver sempre avvertito una maggioranza a favore della sua permanenza, evidenziando: «Se mi fosse stato fatto anche solo capire prima che era ritenuta problematica la mia permanenza, mi sarei dimesso io». Piercamillo Davigo ha spiegato di aver fatto ricorso al Tar «perché la questione trascende la mia persone e riguarda la natura del Consiglio, ci sono due modi di intendere, il primo è di intenderlo come organo di rappresentanza, il secondo come organo di garanzia. La Corte costituzionale ha detto che è un organo di garanzia. Chi sostiene la tesi della mia decadenza interpreta nel senso della rappresentanza. Ma interpretarlo in questo senso è difficile perché la costituzione dice che i componenti elettivi del consiglio non sono immediatamente rieleggibili. Ma allora che rappresentanza è se uno non essendo rieleggibile non assume personalmente nessuna responsabilità?».



PIERCAMILLO DAVIGO NON CI STA

Piercamillo Davigo non ci sta. Lunedì è stata votata la sua decadenza dal Csm, ora l’ex pubblico ministero di Mani Pulite presenta il ricorso al Tar del Lazio per chiedere l’annullamento della delibera. Come riportato dai colleghi di Adnkronos, ha chiesto in via d’urgenza la sospensiva della libera e su questo punto è attesa una decisione in tempi brevi. La richiesta è contenuta in 17 pagine dove Massimo Luciani, suo difensore, sostiene che la rimozione non poteva essere decisa. Ma non solo: come riportato da Repubblica, il costituzionalista considera la decisione del Consiglio Superiore della Magistratura «illegittima e gravemente lesiva».



CSM, DAVIGO PRESENTA RICORSO CONTRO LA DECADENZA

In attesa della decisione da parte dei giudici competenti, Piercamillo Davigo deve fare i conti con la durissima critica di Frank Cimini. Sulle pagine del Riformista, lo storico cronista ha evidenziato: «Davigo fu protagonista di una stagione in cui lo stato di diritto finì in soffitta dopo essere già stato falcidiato anni prima in virtù della delega che la politica aveva dato ai giudici per risolvere il problema della sovversione interna in magistratura è possibile acquisire maggiore potere sia facendo le inchieste che non facendole a seconda della convenienza». E di sicuro Davigo sarà ancora protagonista, a suo avviso, con «ficcanti editoriali sul Manette Daily e comparsate televisive senza in pratica contraddittorio in cui ripeterà per l’ennesima volta l’aneddoto sul vicino che ti ruba l’argenteria e non devi aspettare la Cassazione per non invitarlo più a cena».

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