Pierdavide Carone, noto cantautore è stato ospite stamane negli studi di Uno Mattina, per parlare del grande Lucio Dalla. Nel 2012 Pierdavide Carone si esibì sul prestigioso palco Ariston, per il Festival di Sanremo di 10 anni fa, con direttore d’orchestra proprio l’immenso artista bolognese: “Sembrava che dirigesse l’orchestra ma in realtà stava dirigendo me, aveva lo sguardo fisso su di me, ed è questo che probabilmente mi ha fatto vivere meglio Sanremo di come l’avessi vissuto se fossi andato li da solo, ero molto giovane e lui è venuto con me anche perchè la sua presenza ha fatto si che tutto quello accadesse, ma ha sempre fatto sempre un passo indietro”.



“A Morandi (il conduttore di quell’edizione del Festival di Sanremo ndr) – ha proseguito Pierdavide Carone – sarebbe piaciuto averlo sul palco vicino a me, ma lui ha detto ‘no, canta lui e gli sto dietro e dirigo’. Mi emoziono ancora quando mi rivedo? Sì, l’esibizione è stata la fine di un percorso iniziato mesi prima e quindi quando vedo quello mi ricordo tutte le giornate a Bologna, le registrazioni, lui che mi dice ‘Ho una notizia terribile, siamo a Sanremo’”.



PIERDAVIDE CARONE E ISKRA MENARINI RACCONTANO LUCIO DALLA

Quindi Pierdavide Carone ha raccontato l’ultimo ricordo che ha di Lucio Dalla: “L’ultima immagine che ho di lui? La data zero del suo tour a Sassuolo è stata l’ultima volta che l’ho visto, lui mi fece salire sul palco a metà concerto per farmi cantare Nanì poi a fine concerto mi disse che sarebbe partito per l’Europa e mi disse di dirmi una data e un luogo e mi avrebbe raggiunto per fare Nanì”.

In studio c’era anche Iskra Menarini, altra artista che per anni ha collaborato con Lucio Dalla “Un aneddoto che ricordo con lui? In questi 25 anni ha mandato anche a me a Sanremo – ha spiegato in diretta televisiva ad Uno Mattina – ma io avevo 62 anni e mi vergognavo, ma lui mi disse che se lo diceva potevo farlo”. E in effetti andò bene: “E’ andata bene – ha continuato Iskra Menarini – perchè ho cantato Quasi amore che è un bellissimo brano di Lucio Dalla, ed è stato un bel viaggio, diciamo così”.



PIERDAVIDE CARONE: “A LUCIO DALLA PIACEVA ESSERE DISSACRANTE”

Pierdavide Carone si è raccontato anche ai microfoni di Chi, parlando sempre di Lucio Dalla: “A Lucio Dalla piaceva essere dissacrante, la sua follia era la nonchalance con cui la metteva in atto. Ricordo i pranzi e le cene a Sanremo, quando eravamo in gara al Festival poche settimane prima che morisse: si appiccicava un tappo di bottiglia sulla fonte e poi ti parlava. Discorsi seri, profondi. Con questo tappo in fronte. E io, non dovevo fare una piega, anzi conversare con altrettante serietà: bisognava stare al gioco”. Sul loro primo incontro: “E’ cominciato tutti perchè una volta ho sbattuto i pugni sul tavolo. Venivo da un primo disco con la Sony che era andato bene, ma il secondo aveva funzionato molto meno. Alla riunione per il terzo album ho dato un ultimatum: o mi fate lavorare con qualcuno che mi aiuti a sviluppare il mio linguaggio o me lo faccio da solo. Pensavo che mi avrebbero cacciato, invece mi hanno portato da Lucio Dalla. Sono andato a casa sua a Bologna, mi ha accolto su una sedie a rotelle, si era rotto il femore durante un’esibizione. Mi raccontò che cadde in piedi, senza che la voce facesse una piega e che sembrò a tutti una trovata scenica. Stava romanzando, come faceva spesso… per molti era un bugiardo ma le sue erano sole iperboli”.

Pierdavide Carone ha poi svelato: “Io ho studiato tutto di lui, ma mai potevo immaginare che da bambino fosse un enfant prodige, non nel canto, ma come teatrante! Mi riconosco in lui: ero anch’io un bambino timidissimo che però voleva stare sul palco: solo lì perdo tutte le inibizioni”. Lucio Dalla ha lasciato una grande eredità a Carone: “Il coraggio di raccontare storie scomode. Mi ha insegnato che la solennità di una canzone non è un peso, è un valore”. Quindi un toccante ricordo riguardante l’ultima telefonata intercorsa fra Pierdavide Carone e Lucio Dalla; il primo era preoccupato per come stava andando il disco, ma l’artista bolognese lo rincuorò: “Finita la chiamata mi mandò un lungo messaggio. Il senso era: non ti preoccupare di quello che sta succedendo atteso, tu sei destinato a fare grandi cose nella musica. Non so come, mi aveva letto nel cuore”.