Pierfrancesco Favino è stato ospite di Silvia Toffanin a Verissimo per presentare Hammamet. Che cos’ha capito di Craxi che non sapeva? “Ho intuito l’uomo. Molto particolare e sfaccettato. Nel film c’è una cosa che mi colpisce: il rapporto tra padre e figlia. Una cosa che le donne ameranno molto, e io come padre ho amato molto. Dev’essere stato difficile essere figli di quest’uomo”. Hammamet in sintesi, secondo Favino: “È il film su un re che ha perso il suo trono e che alla fine si accorge che la morte esiste anche per lui”. Craxi ha avuto una storia complessa che quindi hanno inciso anche sul rapporto con i suoi figli. “Quando sei re sei solo e non sei padre solo dei tuoi figli”, sottolinea. “È un ruolo che non consente fragilità umana”. Amelio lo ha aspettato per sei mesi per averlo nel suo film visto che lui stava girando il Traditore. Il set è la casa di Craxi: “Un inserviente quando mi ha visto truccato si è bloccato e per circa mezz’ora siamo stati in silenzio, io imbarazzato. Dopo aver girato la scena, so che è andato dal mio regista chiedendo se la voce fosse dell’originale. È andato dai figli e ha detto che il loro papà non era morto”. I tunisini hanno una memoria viva di Craxi: “Hanno ben in mente ciò che Craxi ha fatto per loro e ne sono riconoscenti”. Anna Ferzetti è la moglie di Favino e ha avuto l’onore di consegnargli il premio del Nastro d’Argento vinto per il Traditore.  “Io e lei dobbiamo inventarci dei ponti visto che facciamo parte di questo mondo. Questa dedica è sentita, noi abbiamo la fortuna di avere due figlie che ci insegnano tantissmo”. (agg. Chiara Greco)



Favino a Verissimo: “Io non penso che un attore possa diventare qualcun altro…

Pierfrancesco Favino si racconta a Silvia Toffanin in un’intervista esclusiva a Verissimo. È una persona molto precisa e esigente, soprattutto con sé stesso. Quando ha interpretato Gino Bartali ha fatto 5000 km realmente: “È stato parte della ricerca che è necessaria ad un attore al per capire bene come interpretare un personaggio”. Lui è uno che tende a sdoppiarsi quando recita. “Mi hanno detto: il tuo non è un talento è una malattia, ne fai un mestiere. È un desiderio della ricerca”. Per il Traditore ha dovuto imparare una lingua specifica, un siculo-portoghese, lo stesso ha fatto per Craxi: “Vi faccio pensare ad una cosa: quando tornate a casa e viene una persona, citofona e vi dice “sono io”, voi la riconoscete. Ecco la potenza della voce. Per Buscetta sapevo che lui amava la sua voce, quindi ci ho lavorato tanto. Lui faceva sentire appositamente la provenienza da un altro paese”. Ecco svelato il motivo della cura della voce di Buscetta. La sua recitazione è quasi camaleontica, tanto da far venire la pelle d’oca. “Io non penso che un attore possa diventare qualcun altro ma son convinto che dentro di me abbiamo più esperienze di quelle che possiamo fare. La mia professione mi permette di esplorare queste esperienze diverse. Io mi cancello quando recito, non devo essere d’ingombro al mio personaggio”, spiega. “È per questo che io non so fare bene il conduttore”, la Toffanin qui interviene e gli dice che il suo Sanremo è stato condotto in maniera impeccabile. “Rispetto il lavoro di tutti”. Silvia Toffanin gli fa i complimenti per la sua umiltà. Poi si parla di Hammamet: “Ci ho messo 4 o 5 mesi a prepararmi, 5 ore e mezza di trucco per prepararmi. Ho affittato una casa dove iniziavo a truccarmi e questo è diventato un rituale quotidiano. I miei truccatori erano gli unici che mi vedevano com’ero. I miei colleghi hanno iniziato a vedermi come il Presidente. Ho dovuto fare delle feste per togliere quest’aria di terrore e rispetto che era nata nei miei confronti”.(agg. Chiara Greco)



Favino: “I sacrifici li consideri così quando senti che qualcosa manca”

Pierfrancesco Favino è ospite di Silvia Toffanin a Verissimo per raccontare il suo nuovo film su Craxi, Hammamet. “Sei molto magro!” dice la Toffanin. Lui spiega che per lavoro sta diventando una fisarmonica. Da poco ha compiuto 50 anni ma è all’apice del suo successo: “Tutti ti guardano come se fossi finito. C’è quel misto di condoglianze e allora, prendendo spunto da questa sensazione, volevo vedere cosa diventerò”, dice riferendosi al post pubblicato il giorno del suo compleanno. I suoi bilanci? “Positivi. Sono tipo un diesel, penso che la botta della vecchiaia mi arriverà in ritardo rispetto agli altri. Guardo più al futuro rispetto al passato. Ora mi succedono delle cose bellissime, grandi privilegi”. L’amore da parte del pubblico è molto importante per lui: “Cerco di fare in modo di non tradirlo, so di non risparmiarmi ogni volta che faccio qualcosa”. Favino è un attore che dà sempre il massimo, così come dimostra la sua carriera. “I sacrifici li consideri così quando senti che qualcosa manca. Non credo molto all’idea che uno possa far sentire il sacrificio. Io faccio un mestiere in cui ti ritrovi ogni giorno, se sei capace a farlo. Certo, sacrifichi qualcosa, ma alla fine riesco a pagare i conti e riesco a crescere una famiglia. Fuori da casa mia c’è una mentalità diversa e so che io ho la fortuna di vivere diversamente grazie al mio lavoro”. Il sogno di fare il regista? “Ci ho pensato ma non vorrei farlo perché un passaggio obbligato. Penso che devo ancora imparare tanto dal mio mestiere. Fare quel salto lì, ammesso che ha il talento per farlo, è impegnativo. In teatro ci ho già provato, sono molto esigente. Però il regista ha il talento di tenere insieme le persone, un talento specifico che non so se ho”, spiega. (agg. Chiara Greco)



Pierfrancesco Savino: ecco come sono diventato Craxi

Cinque ore di trucco per trasformare Pierfrancesco Favino in Bettino Craxi: l’occasione è legata al film Hammamet di Gianni Amelio, “un rituale di avvicinamento a un altro corpo, a una progressiva scomparsa del mio”, dice l’attore a La Stampa. “Conoscevo Craxi come figura pubblica, non nel suo aspetto privato”, continua, “che è proprio quello indagato da Hammamet. Ho cercato di comprendere il suo mondo intimo, le sue paure, la sua coscienza, il suo punto di vista”. Oggi, sabato 11 gennaio 2020, Pierfrancesco Favino sarà ospite di Verissimo proprio per parlare di questo suo ultimo lavoro. Grazie al film, l’attore ha potuto intuire quanto Craxi amasse l’Italia, soprattutto grazie all’empatia che gli ha suscitato la difficile umanità del politico del passato. “Senza di lui questo film non sarebbe mai nato perché sfido chiunque a trovare un professionista che potesse interpretare il presidente in questo modo”, dice invece il regista a Vanity Fair. L’intento di Amelio è infatti di raccontare gli ultimi mesi vissuti da Craxi in Tunisia, analizzando il rapporto con la figlia Stefania, immerso nella sua quotidianità di politico ormai senza poltrona, orgoglioso delle azioni intraprese per l’Italia eppure deciso a non mostrare ancora alcuna emozione. “Mi hanno sorpreso molti aspetti. Per esempio la sua passione politica, ovvero la politica come lettura del mondo, come strumento attraverso il quale decodificare l’esistenza. Craxi vedeva nella politica la risposta attiva all’ingiustizia sociale, alla povertà e alle guerre”, dice ancora Favino.

Pierfrancesco Favino, Verissimo: a Sanremo per Hammamet?

Pierfrancesco Favino potrebbe presto sbarcare di nuovo a Sanremo per parlare di Hammamet, il film che lo vede nei panni di Bettino Craxi vedremo cosa dirà a Verissimo. L’attore ha già partecipato al Festival al fianco di Claudio Baglioni, mostrando tutte le sfaccettature di un artista sempre più apprezzato. “Sono estremamente grato a Sanremo, è stata un’esperienza che porto con me. Forse ritornerò all’Ariston per parlare di film o per incontrare qualche amico”, dice a Vanity Fair. La metamorfosi affrontata nel film di Gianni Amelio non riguarda solo l’aspetto fisico: Favino, conosciuto anche come Picchio, ha dovuto affrontare anche un cambiamento emotivo. “C’è qualcosa che mi riguarda in questo film, nel rapporto con mio padre, con la mia generazione. È ciò che ho cercato di investigare pur sapendo che andavo a toccare una memoria collettiva che non andava tradita. Ho provato ad avvicinarmi al ricordo che abbiamo di Craxi per farne un’invenzione, insieme al grande Amelio”, dice a La Repubblica. Agli occhi dell’attore, non ci sono dubbi che la vicenda Craxi e Mani Pulite in generale abbiano “strappato alla mia generazione la pagina in cui c’era scritto quel che potevamo fare. Vedevamo disgregarsi molte cose in cui avevamo creduto, restavamo un po’ senza piedi. Non per svicolare, ma penso che della vicenda politica di quegli anni debbano parlare le persone che si occupano di questo. Di allora mi piaceva che chi parlava aveva la preparazione per farlo”. Approfondire il personaggio politico però gli ha permesso di intuire come Craxi non fosse così immune agli insulti dei turisti, così come agli sketch comici che lo vedevano già sulla sedia a rotelle. “Molti in questi giorni hanno ammesso di aver esagerato”, sottolinea.