Pierfrancesco Favino: “Ho deciso di fare l’attore a 7 anni”
Pierfrancesco Favino alla conquista del cinema italiano e mondiale. L’attore, al cinema con Il Colibrì e in rappresentanza dell’Italia agli Oscar con Nostalgia, si racconta sulle pagine di Grazia. Parlando proprio di scelte, visto il delicato tema che tratta il suo film (eutanasia), lui spiega il suo punto di vista nella vita di tutti i giorni: “Se una mia scelta coinvolge altre persone tendo a prendere decisioni. Ad esempio su quale lavoro fare e su come vorrei che fosse fatto. A volte, invece, lascio la vita farsi avanti: mi piace ricevere sorprese, ma anche delusioni, o regali inaspettati, come un figlio. Altrimenti l’esistenza sarebbe noiosa”.
Diventare attore, ad esempio, è stata una scelta: “Sì, a 7 anni. E a 18, quando mi sono iscritto all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico, ne ho avuto la consapevolezza. Non avessi fatto l’attore avrei puntato comunque su qualcosa di artistico: sul set ho scoperto cose che avrei amato fare. Dall’operatore al direttore della fotografia”.
Pierfrancesco Favino: “Amo tornare a casa dalla mia compagna e dalle mie figlie”
L’altro grande capolavoro che vede Pierfrancesco Favino come protagonista è Nostalgia, che rappresenterà l’Italia a Hollywood. L’attore racconta a Grazia di aver ricevuto una proposta per vivere negli USA ma di averla declinata: “Amo gli Stati Uniti, ma ero poco attratto dalla loro cultura così tecnica, mi sentivo orgogliosamente europeo e italiano e trovavo più interessante la nostra cinematografia. Inoltre volevo crescere le mie figlie in un ambiente che privilegia valori che mi rappresentano, accanto alla nostra letteratura e alla nostra cultura, che è una delle più illuminate del mondo. E poi siamo un Paese che sa accogliere”.
Felice Lasco, il protagonista di Nostalgia, torna a Napoli dopo 40 anni. Lui, invece, racconta di non avere un luogo fisico nel quale si senta a casa, piuttosto delle persone: “Lasco capisce di andare a star meglio a Napoli e in questo ci dà una lezione. La società oggi ci fa credere che il nostro benessere sia dove ci sono tanti metri quadrati o tanti cavalli per la nostra macchina. Ma poi arriviamo a capire che si torna là dove c’è una casa, anche piccola, che ci fa stare bene, o un viaggio che ci va di fare. Dovremmo puntare di più, anche per i giovani, su questa educazione sentimentale ed emotiva. Per questo mi piace tornare dove ci sono le persone che mi fanno stare bene e che amo: la mia compagna, le mie figlie, mia madre“.