Piergiorgio Odifreddi va a Ciao Darwin. Anzi: ci è già stato nel 2016, nella puntata in replica questa sera su Canale 5 che vedrà schierati sognatori e razionalisti. Neanche a dirlo, Odifreddi è a capo della squadra Reale, contrapposta a quella Virtuale rappresentata da Francesco Facchinetti. Piergiorgio è il matematico cinico per antonomasia, quello che ha sempre una risposta a tutti i problemi (almeno fin quando si tratta di numeri). Ciononostante, non si tira indietro nel paragone tra scienze della terra e scienze umane. Saint-John Perse, letterato, sosteneva che la grande avventura della mente poetica non fosse affatto secondaria rispetto agli avanzamenti della scienza moderna: “Gli astronomi sono stati scossi dalla teoria dell’universo in espansione, ma non ve n’è di meno, di espansione, nella morale infinita dentro l’uomo”. Cos’ha da controbattere, lui? “Un matematico potrebbe ribaltare l’affermazione di Saint-John Perse, e dire che ‘la grande avventura della mente scientifica non è in alcun modo secondaria rispetto agli avanzamenti della poesia (o della letteratura e della filosofia) moderna. Gli umanisti sono stati scossi dall’espansione della morale dentro l’uomo, ma non ve n’è di meno nella teoria dell’universo in espansione’. Perché finora è semmai la scienza a fare la parte della cenerentola nella cultura moderna: se ne lamentò più di mezzo secolo fa C. P. Snow, che peraltro era un letterato (sensibile), ma non è cambiato molto da allora”.
Piergiorgio Odifreddi: “Io come Jacques Roubaud”
Nell’intervista rilasciata qualche mese fa a Linkiesta, Piergiorgio Odifreddi accetta la sfida e il confronto. Con la poesia ha avuto a che fare, ma non è mai stato sedotto da essa. Eppure, nella storia, ci sono stati tanti bravi matematici che al tempo stesso eccellevano nella retorica. “Io non so bene cosa sia la poesia, ma Ezra Pound, che se ne intendeva, diceva (nell’Abc della letteratura, se ben ricordo) che ‘la poesia è linguaggio carico di significato al massimo grado’. Se è così, allora sarebbe difficile immaginare qualcosa di più poetico di una formula matematica, fisica o chimica, dove una manciata di simboli spesso codifica un’enormità di significato. Basta pensare alla famosa equazione di Einstein, ‘E = mc2’, che racchiude il segreto dell’equivalenza tra materia ed energia. Quanto a me, Pound mi ha sempre affascinato, soprattutto quello dei Canti pisani“. Il poeta che ha letto di più è il Sommo poeta, Dante Alighieri, anche se oggi si dice “infastidito” dal contenuto dei suoi versi: “Il problema della poesia è che, per sua natura, la forma ha la meglio sul contenuto. Il che significa che spesso i poeti dicono benissimo delle banalità, quando non delle vere e proprie stupidaggini. Ion Barbu (bravo coi numeri e con le parole, ndr) non l’ho mai sentito, ma mi informerò. Alla cieca potrei azzardare un parallelo con Jacques Roubaud, un membro storico dell’Oulipo francese (tra parentesi, io sono un indegno membro della sua versione italiana, l’Oplepo)”.