Pierina Paganelli sarebbe stata colpita 29 volte con un coltello da cucina a lama liscia lunga 15 cm. È quanto emerge dalle analisi medico legali svolte ad Ancona sul corpo della 78enne, assassinata nell’area garage sotterranea del suo condominio di via del Ciclamino a Rimini il 3 ottobre scorso. L’arma del delitto non è stata ritrovata, ma le ferite rilevate sul cadavere avrebbero restituito comunque una fotografia nitida delle sue caratteristiche. Al vaglio degli inquirenti, riporta Il Resto del Carlino, i presunti messaggi intimi che Manuela Bianchi, nuora della vittima, avrebbe inviato all’amante e vicino di casa di entrambe, Louis Dassilva, poco prima del delitto. Una chat in cui a parlare sarebbe solo la donna, senza risposte dal 33enne senegalese, e nella quale sarebbero condensati alcuni timori per la riunione del “consiglio dei saggi” dei Testimoni di Geova prevista per il giorno seguente, il 4 ottobre, e avente ad oggetto proprio la posizione della nuora di Pierina Paganelli e gli eventuali contraccolpi in seno alla congregazione, tra cui una eventuale espulsione, per la sua relazione extraconiugale. “Non era preventivato che parlassimo delle mie cose personali“, ha dichiarato Manuela Bianchi respingendo lo scenario di una riunione in cui si sarebbe atteso il giudizio degli “anziani” del gruppo sul presunto legame sentimentale con Louis.



Il mistero che avvolge l’identità dell’assassino non è ancora sciolto e la Procura batte ogni pista a caccia di una traccia che indirizzi l’indagine sul binario della verità. Poche ore fa, secondo quanto riportato dalla trasmissione Ore 14, gli investigatori avrebbero eseguito dei rilievi sulla scena dell’incidente occorso al figlio della vittima, Giuliano Saponi, pochi mesi prima dell’omicidio per capire se si sia trattato di un evento realmente accidentale o se, come sostengono alcuni vicini di casa, possa sussistere l’ipotesi di una brutale aggressione. Il dubbio da risolvere è anche relativo al potenziale legame tra quanto successo al figlio di Pierina Paganelli e la sua terribile sorte: i due fatti sono collegati da una sola mano in azione?



Pierina Paganelli, spunta un altro giallo: la presunta sparizione di una maglietta del vicino Louis Dassilva

La difesa dei principali sospettati nel giallo, mai indagati, Manuela Bianchi, suo fratello Loris e il vicino di casa e amante della donna, Louis Dassilva, continua a insistere sulla necessità di vagliare scenari terzi oltre la pista familiare. Secondo il consulente Davide Barzan, parte del pool che assiste tutti e tre, l’orizzonte di un delitto maturato nel tessuto relazionale della vittima starebbe progressivamente tramontando alla luce del fatto che non sia stato trovato alcun elemento degno di interesse a loro carico. Il fascicolo aperto dalla Procura di Rimini risulta ancora contro ignoti, ma per eseguire gli accertamenti tecnici irripetibili sul materiale biologico isolato sulla scena del crimine, così da condurre una comparazione con il Dna prelevato ai tre, sarà comunque necessaria l’iscrizione nel registro degli indagati. Un atto dovuto anche a garanzia dei soggetti coinvolti dall’attenzione investigativa.



Nel frattempo, però, sarebbe emerso un altro giallo: Il Resto del Carlino riferisce della presunta sparizione di una maglietta che Louis Dassilva avrebbe indossato la sera del 3 ottobre scorso, giorno in cui Pierina Paganelli è stata uccisa, e che non sarebbe tra gli indumenti consegnati dal senegalese agli inquirenti. Lo stesso 33enne non avrebbe fornito spiegazioni, riporta il quotidiano, e una fetta delle indagini si starebbe concentrando proprio intorno al suo alibi e ai movimenti della sera del delitto. Reduce da un incidente in moto avvenuto il giorno precedente all’omicidio, Dassilva avrebbe detto di non potersi muovere agilmente a causa del dolore ad un ginocchio per le lesioni refertate. Davanti alle telecamere, fin dall’immediatezza del ritrovamento del cadavere da parte della nuora di Pierina Paganelli, l’uomo sarebbe apparso visibilmente claudicante. Una condizione che, però, sembrerebbe trovare una clamorosa smentita nelle sequenze di una telecamera di sorveglianza in via del Ciclamino che, poche ore prima della morte della 78enne, intorno alle 19:30 del 3 ottobre, lo avrebbe ripreso camminare a passo spedito e senza zoppicare. La difesa, rappresentata dall’avvocato Nunzia Barzan, avanza un’ipotesi sul punto:Probabilmente aveva assunto dei farmaci per il dolore che in quel momento gli avrebbero permesso di camminare tranquillamente“.