Louis Dassilva finora è l’unico indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli e il suo “destino”, almeno in termini di custodia cautelare in carcere, è appeso all’esito dell’incidente probatorio sul video della farmacia (lo stesso che per gli inquirenti potrebbe aver ripreso l’assassino) previsto nelle prossime settimane. La Procura di Rimini, riporta Corriere Romagna, vuole chiarire se il soggetto immortalato dall’occhio elettronico la notte del 3 ottobre 2023, pochi minuti dopo il delitto, possa essere qualcuno di diverso rispetto al 34enne senegalese attualmente principale sospettato.



Ad alimentare i dubbi, oltre alla scarsa qualità delle immagini al vaglio degli investigatori, sarebbe il racconto di un condomino di via del Ciclamino alla stampa sulla possibiltà che quella persona fosse lui e non il vicino di casa indiziato. L’uomo, dopo aver reso informalmente dichiarazioni potenzialmente capaci di scagionare Dassilva in merito a quel passaggio (chi indaga è convinto che si tratti del killer di ritorno verso il palazzo teatro dell’omicidio dopo aver gettato l’arma), sentito a sit dalla Squadra mobile non avrebbe confermato. Motivo per cui è possibile che sia chiamato a mimare la scena di quella sera per comprendere se il suo profilo corrisponde all’ignoto inquadrato dalla videocamera della farmacia.



Pierina Paganelli, incidente probatorio sulla “prova regina” a carico di Louis Dassilva

Il video della farmacia di via del Ciclamino, a pochi metri al palazzo in cui Pierina Paganelli è stata uccisa con 29 coltellate la sera del 3 ottobre dello scorso anno, rappresenta per l’accusa la colonna portante dell’impianto a carico di Louis Dassilva. Il filmato è uno degli elementi centrali su cui si fonda l’ipotesi investigativa di un coinvolgimento del senegalese nell’omicidio della vicina di casa 78enne, suocera dell’amante Manuela Bianchi, e sarà oggetto di incidente probatorio tra poche settimane per provare a chiarire, una volta per tutte, se abbia davvero il crisma della “prova regina” da portare a processo.



Per arrivare a una risposta, la Procura potrebbe chiedere al condomino che ha sostenuto inizialmente di riconoscersi in quelle immagini (scagionando di fatto Dassilva senza però confermare, a sommarie informazioni davanti alla polizia, il suo racconto) di passare sotto la stessa telecamera per comparare il suo profilo con il soggetto immortalato subito dopo l’uccisione di Pierina Paganelli. Se dall’analisi emergesse l’insussistenza di una corrispondenza con l’indagato senegalese, potrebbe essere messa in discussione la carcerazione preventiva a cui lo stesso è sottoposto dal 16 luglio scorso proprio perché verrebbe intaccato il pilastro del quadro indiziario tracciato dagli inquirenti.

Un contrappeso fondamentale, però, per Dassilva è rappresentato dal presunto “collasso” dei suoi alibi: quello fornito e sostenuto dalla moglie Valeria Bartolucci per il 7 maggio 2023, giorno dello strano incidente occorso al marito dell’amante Manuela Bianchi, Giuliano Saponi (figlio della vittima), sarebbe crollato con la smentita di una parente (la donna ha negato la versione della coppia secondo cui entrambi erano fuori città nel momento in cui Saponi veniva travolto e quasi ucciso da un ignoto pirata della strada); quello per la sera del delitto, avvenuto appena 5 mesi dopo il predetto sinistro, sarebbe messo in crisi dagli stessi dispositivi elettronici del 34enne (aveva detto di essere rimasto a casa ma non ci sarebbe riscontro concreto e le attività del suo telefono e del suo smartwatch si sarebbero “interrotte” di colpo e simultaneamente dalle 22:06 alle 22:38, nella finestra temporale in cui è compreso il delitto).