Un Dna isolato sui vestiti di Pierina Paganelli potrebbe portare a una risposta determinante per arrivare al killer entrato in azione il 3 ottobre 2023 in via del Ciclamino a Rimini, dove la 78enne fu brutalmente assassinata con 29 coltellate. Lo riporta Il Resto del Carlino, secondo cui ora si attende la comparazione della traccia genetica rinvenuta sugli indumenti della vittima con il profilo dell’unico indagato per l’omicidio, Louis Dassilva, al momento in carcere con l’accusa di esserne l’esecutore materiale e da sempre dichiaratosi estraneo al delitto.



Le analisi, sotto forma di accertamenti irripetibili in sede di incidente probatorio avviato l’11 luglio scorso, avrebbero però una criticità a monte: il tempo trascorso, ormai 9 mesi, avrebbe complicato la ricerca condotta dall’esperto incaricato dalla Procura, il genetista Emiliano Giardina, perché parte dell’abbigliamento indossato da Pierina Paganelli quella notte sarebbe ammuffita. Ma è dall’esame di altri reperti che si conterebbe di ottenere preziosi riscontri a quanto diranno gli esami di laboratorio in questione: in particolare, l’attenzione investigativa sarebbe concentrata su un tablet di Pierina Paganelli contenuto nella sua borsa, tra gli elementi chiave della scena del crimine. Sul dispositivo sarebbero state individuate alcune macchie di sangue ora al vaglio degli inquirenti.



Pierina Paganelli: sotto la lente investigativa anche il contenuto della borsa, a partire dal tablet

Secondo chi indaga, l’identità dell’assassino di Pierina Paganelli potrebbe essere impressa in uno o più reperti della scena del crimine, oggetti trovati nel luogo dove la 78enne è stata uccisa e in parte contenuti nella sua borsa. L’ipotesi investigativa è che l’assassino, dopo l’azione omicidiaria, abbia gettato nuovamente dentro la borsetta quanto potrebbe essere caduto durante una colluttazione con la vittima.

Oltre a un assorbente, il portafogli di Pierina Paganelli, un ventaglio e pure il tablet sul quale sarebbero state isolate tracce ematiche da analizzare. Da una prima ispezione, riporta Il Resto del Carlino, sembrerebbe trattarsi di schizzi – quindi di macchie di sangue da proiezione – che potrebbero appartenere all’anziana oppure al killer. Nel frattempo, Louis Dassilva è in carcere a seguito della misura di custodia cautelare disposta a suo carico il 16 luglio scorso. La moglie, Valeria Bartolucci, continua a difenderlo sostenendo la sua innocenza e avrebbe già chiesto di poterlo incontrare. La Procura di Rimini si è convinta di una pista: a uccidere Pierina Paganelli sarebbe stato proprio il 34enne senegalese, finora unico indagato, per un movente legato alla sua relazione extraconiugale con la nuora della vittima, Manuela Bianchi. L’anziana, che avrebbe scoperto quel rapporto clandestino e prima di morire sarebbe stata in procinto di rivelare tutto a parenti e “fratelli” del gruppo locale dei Testimoni di Geova, sarebbe stata uccisa per impedire l’esplosione di uno scandalo che avrebbe finito per travolgere i due amanti e i loro rispettivi equilibri familiari.