Si è concluso ieri sera, dopo quasi 10 ore, l’interrogatorio di Louis Dassilva nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Pierina Paganelli a Rimini. Il 34enne senegalese, vicino di casa della vittima, è l’unico indagato ma presto potrebbero esserci nuove iscrizioni per allargare le maglie degli accertamenti irripetibili che a breve saranno condotti sui reperti della scena del crimine. La difesa dell’uomo ha ottenuto che vengano eseguiti con la formula dell’incidente probatorio e gli incarichi peritali saranno assegnati tra pochi giorni, in previsione di un avvio dell’iter intorno ai primi di luglio.



Nel frattempo, la trasmissione Chi l’ha visto? torna sul giallo di Rimini con un focus proprio sui contenuti che Louis Dassilva è stato chiamato ad approfondire in Procura e per i quali, contrariamente a quanto ipotizzato, l’indagato non si è avvalso della facoltà di non rispondere. Come precisato dalla sua consulente Roberta Bruzzone a margine dell’interrogatorio, il senegalese avrebbe ribadito la sua versione dei fatti e la sua estraneità al delitto. Ma non solo: secondo la criminologa, non sarebbe stato affatto innamorato della nuora di Pierina Paganelli, Manuela Bianchi, e la relazione extraconiugale non sarebbe stata così intensa da prefigurare un solido movente. Tutti elementi che dovranno essere necessariamente incrociati con le evidenze finora emerse in sede investigativa e, soprattutto, con le numerose discrasie tra i racconti dei quattro attenzionati: oltre a Dassilva e alla Bianchi, la moglie del senegalese, Valeria Bartolucci, e il fratello della nuora della vittima, Loris Bianchi. 



Il nodo del presunto movente passionale nel delitto di Pierina Paganelli

L’ipotesi più robusta nell’alveo delle indagini, secondo quanto trapelato finora, è che dietro l’omicidio di Pierina Paganelli si celi un movente passionale rappresentato dalla volontà di tutelare i rispettivi equilibri familiari dei due protagonisti principali degli “intrighi” sentimentali di via del Ciclamino, la nuora Manuela Bianchi e il vicino di casa Louis Dassilva. Stando a quanto ritenuto verosimile dagli inquirenti, il senegalese potrebbe aver agito perché la vittima sarebbe stata percepita come un ostacolo alla loro relazione extraconiugale, da più parti dipinta come intensa al punto da non essersi interrotta neppure dopo il delitto, ma non solo: la potenziale ingerenza di Pierina Paganelli nei loro affari di cuore clandestini avrebbe potuto far implodere il suo matrimonio con Valeria Bartolucci e, di conseguenza, esporre alla “gogna” la stessa Manuela Bianchi davanti alla congregazione dei Testimoni di Geova.



All’indomani della morte della suocera, infatti, quest’ultima si sarebbe dovuta presentare davanti al “comitato degli anziani” per essere giudicata dopo l’adulterio ai danni del marito Giuliano Saponi, figlio della vittima. All’esito di quell’incontro, la sua sorte in seno al gruppo religioso, con buona probabilità, sarebbe stata drammaticamente segnata con un provvedimento di “disassociazione“, cioè con un allontanamento definitivo che avrebbe avuto contraccolpi inevitabili anche sul fronte familiare. Il terrore di questo imminente “scandalo“, secondo chi indaga, potrebbe aver innescato l’azione omicidiaria sebbene non si ravviserebbero, al momento, elementi per delineare l’orizzonte della premeditazione. Dal canto loro, Louis Dassilva e Manuela Bianchi hanno sempre respinto lo scenario di una storia d’amore profonda, liquidando il rapporto che li avrebbe visti incontrarsi spesso in gran segreto come una sorta di “sbandata” senza alcun seguito. È anche su questo nodo che inevitabilmente si condensa una parte importante delle attenzioni investigative, argomento verosimilmente tra i binari portanti dell’interrogatorio appena concluso a carico dell’unico indagato.

Le presunte contraddizioni nella versione di Louis Dassilva

Secondo la difesa di Louis Dassilva, rappresentata dall’avvocato Riario Fabbri e dalla consulente criminologa Roberta Bruzzone, il senegalese non avrebbe avuto tentennamenti e avrebbe risposto serenamente alle domande degli inquirenti ribadendo quanto già raccontato anche in tv. Ma intorno alla sua versione, fin dalle prime battute delle indagini, gravitano dei punti traballanti che potrebbero cristallizzarsi in vere e proprie contraddizioni e che sono attualmente al vaglio di chi indaga, potenzialmente capaci di trascinare altri nomi nell’epicentro dell’inchiesta con una formale iscrizione nel registro degli indagati.

A destare attenzione è anzitutto ciò che emerge dalle sequenze registrate alle 22:20 della sera dell’omicidio di Pierina Paganelli, circa 5 minuti dopo la morte dell’anziana, da una telecamera della farmacia vicina al palazzo di via del Ciclamino teatro del delitto. Le immagini mostrerebbero un uomo di colore muoversi in direzione dei cassonetti con un sacchetto in mano, in un orario compatibile con lo spostamento dell’assassino e nel quale Louis Dassilva ha sempre detto di essere rimasto a casa, sostenuto dal racconto della moglie Valeria Bartolucci, ad oggi il suo unico alibi. Ma ci sarebbe una incongruenza tra le versioni dei coniugi relativamente a quella notte: la donna dice di essere andata a dormire in camera da letto e di averlo lasciato sul divano, dolorante per i postumi di un incidente in moto subito il giorno prima, convinta che si sarebbe accorta se fosse uscito di casa. Dassilva, però, in una intervista televisiva avrebbe detto di averla raggiunta nella stanza intorno alle 22:55.

Il presunto lapsus sul ritrovamento del corpo di Pierina Paganelli

Nella narrazione del senegalese spunta poi un presunto lapsus, non è chiaro se finito all’attenzione degli inquirenti, nel quale farebbe riferimento alla scioccante immagine del ritrovamento del cadavere di Pierina Paganelli parlando della “sera” e non della mattina, come invece ufficialmente ricostruito a verbale anche da Manuela Bianchi (fu lei a scoprire il corpo della suocera poco dopo l’alba del 4 ottobre scorso): “Quella sera – le parole di Louis Dassilva durante un’intervista –, quando ho visto quell’immagine, quando era sotto il garage…“.

Inoltre l’indagato, sceso di sotto dopo l’allarme lanciato dalla nuora di Pierina Paganelli, ha sempre sostenuto di aver toccato il corpo della 78enne per cercare di capire se fosse ancora viva, motivo per cui l’eventuale presenza di sue tracce potrebbe non essere dirimente nell’ambito dell’indagine. C’è però un testimone, che dice di essere stato presente in quel momento sulla scena del crimine, che lo smentirebbe affermando che nessuno avrebbe messo mani sul corpo dell’anziana: “Nessuno lo ha toccato, nemmeno Manuela“, il suo racconto a Quarto Grado poche settimane dopo il delitto. E infine il rebus dell’incidente in moto avvenuto il giorno prima dell’omicidio, vittima proprio Louis Dassilva: nelle immagini televisive immediatamente successive all’esplosione del giallo di Rimini sulla stampa, il senegalese appariva claudicante per gli esiti del sinistro che lo avrebbe visto coinvolto poche ore prima. Zoppo, secondo quanto si è visto in diverse trasmissioni, diversamente da quanto registrato dalla telecamera della farmacia della zona che lo avrebbe immortalato camminare normalmente intorno alle 19:30 del giorno del delitto. A questo, inoltre, si sommerebbe il racconto di un vicino di casa che dice che non zoppicava. È anche su questo che il 34enne potrebbe essere stato chiamato a riferire durante l’interrogatorio.