Omicidio Pierina Paganelli, siamo alla svolta?

La recente iscrizione di Louis Dassilva nel registro degli indagati per l’omicidio di Pierina Paganelli potrebbe riservare una svolta nel giallo della 78enne uccisa a Rimini il 3 ottobre scorso. Un delitto efferato commesso con 29 coltellate nell’area garage sotterranea del palazzo di via del Ciclamino, dove la vittima viveva, intorno a cui si addensano ombre su ombre in attesa dell’incidente probatorio che porterà all’analisi delle tracce repertate sulla scena del crimine e alla comparazione con il Dna dell’indagato. A Chi l’ha visto?, l’intervento delle sue consulenti Roberta Bruzzone e Marina Baldi, criminologa e genetista forense, che hanno tracciato un primo bilancio dell’interrogatorio di quasi 10 ore al quale Dassilva è stato sottoposto in Procura pochi giorni fa senza avvalersi della facoltà di non rispondere.



Il 34enne senegalese ha sempre dichiarato di essere stato tirato in ballo nella vicenda pur non avendo alcuna responsabilità, e si è mostrato amareggiato per essere in qualche modo vittima, a suo dire, di una sorta di trappola che qualcuno avrebbe ordito alle sue spalle per incastrarlo. A sostenerlo è anche sua moglie, Valeria Bartolucci, convinta che altre persone, nella cerchia degli attenzionati di cui entrambi fanno parte, debba essere indagato. Oltre alla coppia, nel cono dei sospetti sono finiti la nuora di Pierina Paganelli, Manuela Bianchi, e il fratello di quest’ultima, Loris, l’unico non residente in via del Ciclamino ma presente nel condominio la sera in cui la 78enne è stata uccisa.



La rivelazione di Louis Dassilva: “Durante un incontro con Manuela, qualcuno mi chiese di confessare…”

A rendere ancora più singolare il caso di Pierina Paganelli è stato il fatto che tutti e quattro gli attenzionati – Louis Dassilva, Valeria Bartolucci, Manuela e Loris Bianchi – si erano da subito affidati allo stesso pool difensivo nominando tra i loro consulenti Ezio Denti e Davide Barzan. Il primo aveva rimesso l’incarico poco dopo, sostenendo che tra loro si nasconda l’assassino dell’anziana, mentre il secondo oggi assiste soltanto la nuora della vittima. Quello che era apparso come un quartetto solido, per quanto anomalo in un caso di cronaca complesso come quello di Rimini, si sarebbe frantumato nel giro di pochi mesi a causa della subentrata emersione della relazione extraconiugale tra Louis Dassilva e Manuela Bianchi. Una verità che ha finito per scombussolare gli equilibri e per dividere definitivamente le strade dei quattro protagonisti principali dell’intricata storia.



Intervistato da Chi l’ha visto? poco prima di essere indagato, Louis Dassilva ha raccontato un particolare che oggi torna con prepotenza tra le pieghe della vicenda: dopo il delitto, sarebbe stato chiamato a partecipare a un incontro organizzato con Manuela Bianchi e il consulente Barzan nel quale, secondo la sua versione, avrebbe subito pressioni perché si accollasse la responsabilità dell’omicidio di Pierina Paganelli. Quel confronto era per tirarmi dentro – ha affermato il senegalese -, quando sono arrivato qualcuno cercò di convincermi a confessare. Mi diceva ‘Se confessi, te hai la fedina penale pulita, non hai mai fatto niente, e poi abiti all’estero…“. Quale sia la verità su questo punto è ancora da chiarire, così come il motivo per cui qualcuno avrebbe dovuto spingerlo alla confessione di un reato che dice con forza di non aver commesso.