Louis Dassilva, vicino di casa della 78enne Pierina Paganelli uccisa a Rimini lo scorso 3 ottobre, avrebbe un alibi traballante. L’uomo, 33enne di origine senegalese individuato quale amante della nuora della vittima, Manuela Bianchi, è tra i principali sospettati – ma non indagati – insieme alla stessa donna e al fratello di quest’ultima, Loris. Al momento il fascicolo aperto sull’omicidio di Pierina Paganelli è ancora a carico di ignoti, ma la sensazione è che l’inchiesta sia a un soffio dalla svolta. Secondo quanto riportato nelle ultime ore dalla Tgr Emilia-Romagna, la versione secondo cui Louis Dassilva sarebbe stato fortemente claudicante il giorno del delitto verrebbe smentita dalle immagini registrate da una telecamera di videosorveglianza della zona, sequenze che proverebbero una camminata fluida e senza apparenti intoppi.



Dassilva aveva sostenuto da subito di aver subito un incidente in moto nelle ore precedenti alla morte della 78enne e, per questo, di essere costretto a muoversi lentamente e zoppicando vistosamente. Un racconto che ora apparirebbe fragile alla luce dei recenti sviluppi. Ma c’è anche un altro fronte in cui si insinuano interrogativi relativamente alla sua posizione: il vicino di casa di Pierina Paganelli avrebbe consegnato alla polizia alcuni indumenti, ma non quelli che avrebbe indossato il giorno in cui l’anziana è stata assassinata con 29 coltellate da un killer ancora ignoto. Per questo, la polizia avrebbe proceduto poche ore fa al sequestro di altri vestiti e di un paio di scarpe che il senegalese non avrebbe fornito spontaneamente (le indagini chiariranno se per errore o volontariamente). Quello che finora sembra cedere è il racconto del suo essere impossibilitato a muoversi agevolmente il giorno dell’omicidio: Louis Dassilva, mostrerebbero le sequenze in questione, non zoppicava come invece accadeva davanti alle telecamere dei giornalisti assiepati in via del Ciclamino a margine del ritrovamento del cadavere di Pierina Paganelli.



Pierina Paganelli, nuovo sopralluogo sulla scena del crimine in via del Ciclamino a Rimini

La difficoltà a camminare descritta da Louis Dassilva come parte centrale del suo alibi sarebbe ora oggetto di approfondimenti sul tavolo degli inquirenti. “Mi sono fatto male in un incidente in moto il giorno prima dell’omicidio, ho anche il referto” aveva detto da subito ai cronisti il 33enne senegalese. L’uomo ha sempre dichiarato di essere stato a casa con sua moglie Valeria, la notte in cui Pierina Paganelli veniva uccisa, e di fare molta fatica a camminare a causa del dolore. “Sono stato a letto con il ginocchio che mi faceva molto male – aveva ribadito ai microfoni dei giornalisti e agli inquirenti nelle ore successive al ritrovamento del corpo di Pierina Paganelli –, avete visto. due o tre giorni dopo, come zoppicavo. Pensate il giorno dopo come potevo essere“. Ma il giorno dell’omicidio, il 3 ottobre scorso, secondo le immagini di una telecamera di videosorveglianza Dassilva non zoppicava. Si tratterebbe di un filmato che lo avrebbe ripreso mentre camminava normalmente sotto casa circa tre ore prima del delitto, intorno alle 19:30. In quel momento, stando a quanto emerso, Dassilva avrebbe indossato abiti diversi da quelli che poi avrebbe consegnato alla polizia.



Nel pomeriggio del 6 novembre, oltre un mese dopo l’omicidio della 78enne, la Scientifica è tornata sulla scena del crimine, nel seminterrato del condominio riminese di via del Ciclamino, ma non è noto quale sia il motivo. L’ipotesi è che siano in corso nuovi rilievi per definire la dinamica del delitto e quale possa essere stata la via di fuga dell’assassino. Certo è che chi ha ucciso Pierina Paganelli non può non essersi sporcato di sangue in modo importante: la vittima sarebbe stata colpita con almeno 29 coltellate e prima di morire si sarebbe resa conto di quello che stava accadendo. Un audio registrato da una telecamera di sicurezza interna all’area garage ha registrato le urla dell’anziana negli istanti dell’aggressione mortale, tra le 22:10 e le 22:15 di quella sera. Lo stesso frangente in cui Manuela Bianchi, suo fratello Loris e il vicino di casa Louis Dassilva, secondo le loro versioni attenzionate dagli inquirenti, si sarebbero trovati tutti nel palazzo, immersi nella routine domestica e chiusi nei rispettivi appartamenti.