Il generale Luciano Garofano demolisce l’indiscrezione dei giorni scorsi sul dato della presunta altezza del killer che secondo alcuni sarebbe emerso dall’autopsia sul corpo di Pierina Paganelli. L’ex comandante del Ris di Parma, interpellato sul punto a Quarto Grado, ha precisato che nessun medico legale, quindi nessun esame autoptico, è in grado di rilevare tale dettaglio relativamente alla corporatura di un aggressore. Questo perché durante un’azione omicidiaria intervengono dinamiche fluide tra assassino e vittima, anzitutto sulle rispettive posizioni, che rendono impossibile definire quanto siano alti i soggetti eventualmente coinvolti.
“Per la variabilità delle posizioni tra vittima e aggressore – ha sottolineato Garofano – si può stabilire se i colpi vengono dall’alto verso il basso, da sinistra verso destra, ma stabilire l’altezza non assolutamente possibile“. Gli inquirenti sono tornati più volte sulla scena del crimine e nell’area circostante il condominio riminese di via del Ciclamino dove viveva Pierina Paganelli e dove si pensa, secondo una delle piste battute fin dal principio dell’inchiesta, che possa nascondersi l’autore del delitto. Al momento sarebbero tre le telecamere al vaglio, una delle quali avrebbe ripreso un uomo, in un orario immediatamente successivo all’omicidio, raggiungere alcuni cassonetti con un sacchetto in mano. Era l’assassino? L’ipotesi, non ancora esclusa, è che possa trattarsi proprio del killer che, in quel momento e il quel preciso luogo, potrebbe essersi disfatto dell’arma del delitto (un coltello da cucina non ancora ritrovato).
Pierina Paganelli, l’arma del delitto è un giallo nel giallo
Pierina Paganelli è stata uccisa il 3 ottobre scorso con 29 coltellate in via del Ciclamino, a Rimini, e ancora oggi non c’è una svolta sull’identità dell’assassino. Non è chiaro se ad agire siano state una o più persone, e le indagini procedono a ritmo di rilievi e simulazioni sulla scena del crimine per provare a tracciare il percorso del killer della 78enne prima e dopo il delitto. Non si esclude che chi ha assassinato l’anziana possa essere risalito nello stesso palazzo, ma si tratta di una ipotesi che al momento non avrebbe alcun elemento concreto per definirsi privilegiata.
L’attenzione investigativa si è concentrata su tre persone, nessuna indagata, il cui profilo è stato considerato fin da subito potenzialmente utile a fornire elementi per risolvere il giallo. Si tratta della nuora di Pierina Paganelli, Manuela Bianchi, di suo fratello Loris, quella notte con lei in casa, nello stesso condominio in via del Ciclamino, mentre la 78enne veniva uccisa, e del vicino senegalese Louis Dassilva, amante della Bianchi. Mentre l’inchiesta sembra muoversi ancora sull’asse di una presunta pista familiare, si infittisce il giallo dell’arma del delitto. Il coltello con cui Pierina Paganelli è stata assassinata non si trova e costituisce un mistero nel mistero: l’assassino lo ha gettato in uno dei cassonetti esterni al palazzo? Se se ne fosse disfatto gettandolo nel contenitore della raccolta indifferenziata, nessuno degli operatori si sarebbe accorto della sua presenza e l’arma sarebbe andata immediatamente distrutta insieme a tonnellate di rifiuti.