Continuano serratissime – e anche blindatissime, almeno da parte degli inquirenti – le indagini sulla morte di Pierina Paganelli, uccisa secondo la prima ricostruzione che ora deve essere confermata (una volta raccolte le prove) da un tribunale dal vicino di casa Louis Dassilva: un uomo apparentemente distante dalla donna 78enne, ma legato a lei perché intratteneva un rapporto extraconiugale con Manuela Bianchi, moglie del figlio della vittima. Ad oggi – appunto – gli inquirenti si stanno concentrando sulla figura di Dassilva, ma nell’ultimo periodo (secondo Il Resto del Carlino) si sono riaccesi anche i riflettori sulla chiamata al 112 fatta, la mattina dopo l’omicidio, dalla stessa Manuela.



Quest’ultima – è bene dirlo e ribadirlo – attualmente non figura nel registro degli indagati per la morte di Pierina Paganelli e gli inquirenti la starebbero considerando solamente come una testimone; mentre sia lei che Valeria (moglie dell’indagato) credono quasi fermamente nell’innocenza di Dassilva, così come lui – forse ovviamente – continua a dirsi estraneo ai fatti e starebbe addirittura valutando di chiedere il riesame della misura cautelare che gli è stata impartita.



Quegli 11 minuti tra il ritrovamento di Pierina Paganelli e la chiamata al 112: la versione di Manuela

Insomma: l’omicidio di Pierina Paganelli per ora rimane un mistero ancora da scrivere, con una matassa da sbrogliare che include sia dei presunti racconti falsi da parte dell’indagato Dassilva, sia false testimonianze da parte della moglie Valeria e una Manuela che è costante oggetto di attacchi da parte della sua contendente amorosa. Ad aggravare (almeno potenzialmente) il quadro attorno alla Bianchi ci sarebbe anche quella telefonata fatta al 112 la mattina in cui lei stessa – arrivando nella palazzina dove viveva il suo amante – trovò il cadavere di Pierina Paganelli.



Secondo quanto ricostruito fino ad ora – grazie a telecamere e testimonianza – Manuela arrivò in via del Ciclamino alle 8:06, rinvenendo immediatamente il corpo dell’anziana signora; ma prima che al 112 arrivasse la primissima telefonata – erano esattamente le 8:17 – passarono ben 11 minuti. Una spiegazione l’ha data la stessa amante di Dassilva negli interrogatori – “in almeno tre su quattro”, dice lei – resi fino ad ora, raccontando che “dopo aver visto la prima volta il corpo della donna, io ho cercato di avvisare qualcuno“.

In primo luogo ricorda di aver parlato con “un vicino” di Pierina Paganelli, e poi “ho avvisato Louis, al quale ho raccontato quello che era successo e subito dopo sono tornata giù”, senza curarsi se l’uomo la stesse seguendo: “Quando sono arrivata giù ho aperto la prima porta tagliafuoco e quindi tutti abbiamo potuto riguardare la donna”, ma nessuno dei tre l’avrebbe riconosciuta, almeno fino al momento in cui “siamo usciti fuori dai garage” e hanno visto “la sua borsa”.